Ragionando sul voto a Roma, sui tanti gruppi, associazioni, comitati, le diverse sigle politiche di sinistra, Bevilacqua e Scandurra in un articolo del 7 aprile su il manifesto rivolgono un invito a Sinistra Italiana a «mettere insieme, se non tutti, almeno gran parte di questi frammenti sparsi e tentare un’esperienza simile a quella di “Coraggiosa” in Emilia». È un ragionamento che raccolgo e condivido. Alle elezioni ci misureremo con le domande e le attese di città, non solo Roma, dove crescono povertà e diseguaglianze che coinvolgono fasce sociali inedite, alimentando paure e insicurezze diffuse.

La storia ci insegna che da crisi di questa natura si esce spesso a destra. Si invocano i tecnici o i manager, come se ci fosse da riparare qualcosa per farlo funzionare come prima o gestire un apparato in maniera più efficiente. Invece è di teorici, di un’intelligenza sociale diffusa che abbiamo bisogno, perché quello che serve se non vogliamo sprecare la crisi è un ripensamento radicale, non aggiustare o gestire. Per fare cose diverse bisogna pensare diversamente. Indicando una direzione, una finalità chiara: unire ciò che la crisi divide, accorciare le distanze, rigenerare ciò che è stato devastato.

Radicalità nel pensiero e insieme unità nell’agire politico. Perché chi è debole ha bisogno di forza. Pochi ma buoni appartiene alla sfera religiosa non a quella politica. Per questo abbiamo lavorato a promuovere una coalizione larga tra forze politiche, sociali, civiche, movimenti. Altrimenti non si cambia la città e non si compete per la sfida del governo. Un programma di svolta senza la forza di uno schieramento rimane un’esercitazione cartacea; un’alleanza senza ambizione e progetto soccombe di fronte agli eventi e alle forze esterne. Un lavoro che a Roma era iniziato in maniera promettente ma che poi le contraddizioni, le difficoltà interne al Pd hanno sospeso. Ma è questa la via da percorrere, non saranno le primarie o il solo candidato sindaco/a in questa situazione a risolverci magicamente i problemi.

E serve che in questa alleanza sia visibile la presenza, il profilo, la cultura, i contenuti delle forze di sinistra, ecologiste, progressiste, femministe, civiche. C’è una ricchezza di elaborazione, esperienze, pratiche, culture, competenze; di persone che ogni giorno fanno e dicono cose di sinistra. In questi mesi abbiamo promosso occasioni, momenti, sedi in cui mettere in comune questo patrimonio uscendo ognuno dai propri recinti. L’obiettivo è che da Roma venga un segnale diverso rispetto alla frammentazione di liste di sinistra che si è registrato alle regionali dell’anno scorso in tutta Italia, rendendoci ininfluenti e confermando quel giudizio di divisione e rissosità divenuto oramai senso comune.

Per farlo non bisogna confondere il piano delle elezioni con quello di nuovi soggetti politici, se non altro perché sbagliare è umano perseverare è diabolico. È chiaro che in Italia manca un partito di sinistra dotato di forza e consensi adeguati, ma è altrettanto chiaro che questo non si fa in pochi mesi e a ridosso del voto. L’esperienza di “Coraggiosa” in Emilia, che Bevilacqua e Scandurra citano, si è rivelata una delle poche a sinistra capace di unire, innovare e convincere, grazie alla figura di Elly Schlein.

Possono le diverse lista di sinistra nelle grandi città ritrovarsi attorno ad alcuni punti programmatici qualificanti? Possono trovare un nome o un segno grafico che rappresenti un ragionamento e un percorso comune? Sarebbe già un importante passo in avanti rispetto alla frammentazione attuale ai più incomprensibile. Diversamente l’esito è scontato: l’irrilevanza politica. Non ci saranno altre chiamate.

Per parte nostra raccogliamo l’invito e continueremo a lavorare in questa direzione. L’alleanza si fa tra diversi, ma se non si vuole finire subalterni o inglobati serve un’autonomia di pensiero, di proposta, di presenza; serve una massa critica in grado di pesare e influire sulle decisioni. Una sinistra coraggiosa.

L’autore è Segretario Sinistra Italiana – Roma Metropolitana