È stato approvato ieri in Senato il decreto «Salva Roma», che ha permesso alla giunta Marino di approvare il bilancio previsionale del 2013, eredità della giunta Alemanno, senza tagli draconiani o il commissariamento di Roma Capitale.

Ma non sono tutte rose e fiori. Un emendamento firmato dai senatori di Scelta civica Linda Lanzillotta e Pietro Ichino prevede il blocco dell’aumento dell’addizionale Irpef, creando così problemi di copertura finanziaria anche per il bilancio appena approvato. L’emendamento impegna poi il Comune ad «adottare modelli innovativi per la gestione dei servizi di trasporto pubblico locale, raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade anche ricorrendo alla liberalizzazione». Si apre così alla privatizzazione di Atac e Ama. Invece l’approvazione di un subemendamento del Pd garantisce che il 51% di Acea resti pubblica.

Come se non bastasse i conti e la capacità di spesa delle aziende municipalizzate saranno da ora in poi disciplinati dal patto di stabilità e si «consiglia» all’amministrazione capitolina di mettere sul mercato il patrimonio immobiliare per far fronte alle necessità di bilancio. Se all’inizio il testo faceva esplicito riferimento ai licenziamenti nelle aziende controllate da Roma Capitale, nonostante il giro di parole della formulazione finale la sostanza non cambia. L’emendamento è passato con i voti di Forza Italia, Ncd, Scelta Civica e M5S. Contrari Pd e Sel.

Non sembra preoccuparsi il sindaco Ignazio Marino, che commenta: «E’ stato respinto al mittente il tentativo di privatizzare la gestione del servizio idrico della Capitale. Un importante risultato nell’interesse della città e di tutte le persone che nel referendum del 2011 hanno sostenuto l’importanza del controllo pubblico dei servizi locali. Il nostro unico orizzonte è l’interesse collettivo». E «sbaglia chi conduce battaglie ideologiche senza tenere in considerazione la complessità della situazione della capitale che ha intrapreso la strada del rigore e della trasparenza».

Di tutt’altro avviso il portavoce del Forum dei movimenti per l’acqua Marco Bersani che parla di «un sostanziale commissariamento del comune di Roma su scelte strategiche» e si domanda: «Come può Marino cantare vittoria? Come può accettare che sul futuro di Roma e delle sue aziende pubbliche decida il parlamento? Sembra proprio che la moneta di scambio con il governo per avere fondi sia la svendita del patrimonio dei cittadini saziando la fame dei poteri forti». Bersani annuncia battaglia contro le privatizzazioni nelle piazze e, se possibile, in sede legale: «Ci stiamo informando per capire se il provvedimento sia legittimo per un eventuale ricorso al Tar».

Per Gianluca Peciola, consigliere comunale di Sel, «è in corso un’operazione nazionale, trasversale, che punta allo spacchettamento dei servizi pubblici. Ma gli atti passati in aula dimostrano che il centrosinistra romano, Pd compreso, non vuole che le nostre aziende vadano ai privati. Un conto è risanare e rilanciare, un conto è svendere un patrimonio di tutti i cittadini». Preoccupato il senatore ed ex segretario del Pd romano Marco Miccoli: «Malgrado le modifiche il testo non ci tranquillizza. Proporremo eventuali modifiche alla camera. Siamo pronti a dare battaglia: l’acqua deve restare pubblica e i lavoratori non devono pagare con la perdita dell’occupazione il prezzo del riequilibrio dei conti. Non faremo passi indietro».

Dopo la vittoria di Matteo Renzi non è detto però che gli equilibri nel Pd non cambino: l’assessore alla mobilità Guido Improta, vicino a Francesco Rutelli e di fede renziana, sembrerebbe caldeggiare la privatizzazione o lo spacchettamento di Atac, così come l’ad dell’azienda, Danilo Brogi.

Oggi a Roma sfileranno contro la privatizzazione e per il diritto alla mobilità gli autisti del servizio pubblico, comitati e utenti. Appuntamento alle 17 al Colosseo.