Israele si prepara ad attuare in Cisgiordania piani unilaterali in violazione di leggi e risoluzioni internazionali. I palestinesi  da parte loro si dicono pronti a rispondere con piani altrettanto unilaterali ma rispettosi del diritto internazionale. «Il mondo scelga tra il diritto internazionale e l’annessione del nostro territorio a Israele», ha esortato ieri il premier dell’Autorità Nazionale (Anp), Mohamad Shtayyeh, annunciando alla stampa che i palestinesi dichiareranno la nascita dello Stato di Palestina nei territori occupati del 1967, con Gerusalemme Est capitale, se il premier Benyamin Netanyahu attuerà il suo progetto di annessione allo Stato ebraico di larghe porzioni di Cisgiordania occupata in linea con l’Accordo del Secolo, la soluzione per israeliani e palestinesi annunciata a fine gennaio da Donald Trump. Il piano, che Netanyahu intende avviare il prossimo 1 luglio, è una «minaccia esistenziale» per i palestinesi, ha detto perentorio Shttayyeh.

 

Abbandonando l’atteggiamento passivo avuto nei mesi scorsi dopo l’annuncio del piano Trump, l’Anp lancia una sua controproposta all’Accordo del Secolo. E ha già provveduto a consegnarla ai quattro membri del Quartetto per il Medio oriente (Usa, Onu, Ue e Russia). «Da istituzione ad interim, l’Anp passerà ad una manifestazione dello Stato sul terreno con un Consiglio di fondazione e una Dichiarazione costitutiva – ha spiegato Shttayyeh – la Palestina si estenderà lungo i confini del ’67 con Gerusalemme capitale. Chiederemo il riconoscimento internazionale: il mondo scelga tra diritto internazionale e l’annessione israeliana». Shttayyeh ha spiegato che la controproposta dell’Anp «in quattro pagine e mezzo» delinea la posizione palestinese su quattro punti fondamentali: «i confini, i profughi, Gerusalemme ed uno Stato palestinese indipendente in grado di sostenersi». In sostanza è l’idea di «status finale» dei Territori palestinesi occupati da Israele nel 1967. «Abbiamo proposto – ha precisato il premier  – che lo Stato palestinese indipendente e sovrano sia smilitarizzato». I palestinesi, ha aggiunto, accettano aggiustamenti minori dei confini con Israele «con scambi di territori che siano esattamente eguali nelle loro dimensioni, nel loro volume e nel loro valore».

 

Shttayeh ieri ha anche condannato il governo Netanyahu che – come ha rivelato due giorni fa il quotidiano israeliano Haaretz – ha impedito «per ragioni sanitarie» legate al coronavirus la visita a Ramallah, la città dove ha sede il quartier generale dell’Anp, del ministero degli esteri tedesco Heiko Maas atteso oggi a Gerusalemme per incontri con il primo ministro israeliano e i ministri degli esteri e della difesa, Gabi Ashkenazi e Benny Gantz. Israele, denuncia l’Anp, ha impedito a Maas di ascoltare le ragioni palestinesi dalla voce del presidente Abu Mazen.

 

Intanto secondo un giornale arabo, Benny Gantz presto andrà ad Amman per disinnescare le tensioni con la Giordania fortemente contraria al piano di annessione di Netanyahu e che minaccia «serie conseguenze». Il viaggio sarebbe la prima tappa di una lunga missione all’estero del ministro della difesa alla ricerca di consensi all’annessione della Cisgiordania a Israele.