Ieri quando era ancora notte nell’estremo oriente della Federazione Russa sono iniziate le più grandi esercitazioni della storia dell’esercito russo. «Vostok-2018» (Oriente-2018), così è stata chiamata questa gigantesca war-game, durerà fino al 17 settembre secondo quanto ha comunicato il ministero della difesa russa.

«NELLE OPERAZIONI sono coinvolte truppe dei distretti centrali e orientali, la Flotta del Nord e le forze aviotrasportate, quelle aerospaziali, l’aviazione. In totale, le manovre coinvolgeranno 297mila soldati, più di mille aerei, elicotteri e droni, 36mila carri armati, veicoli da combattimento, mezzi blindati e altri carri, 80 navi e navi di appoggio» ha dichiarato in conferenza stampa il capo dello Stato maggiore delle forze armate russe, il generale Valery Gerasimov.

SECONDO GERASIMOV, nella prima fase, della durata di due giorni, avverrà la pianificazione dell’esercitazione e l’addestrando delle truppe per le operazioni di combattimento. Nella seconda fase, di cinque giorni, le truppe eseguiranno vere e proprie attività militari. Per ricordare esercitazioni di tale portata bisogna tornare al periodo sovietico, a «Zapad-1981» (Occidente-1981) quando l’Armata Rossa volle fare una gigantesca prova di forza a fronte dello scontro sugli euromissili in Europa e all’ascesa di Solidarnosc in Polonia.
Tutte le successive manovre russe compiute dal 2003 al 2014 in estremo oriente non avevano mai coinvolto più di qualche decina di migliaia di soldati.

IL SENSO POLITICO delle operazioni non sta solo nel segnale spedito alla Nato e agli Usa in un momento delicato dei rapporti est-ovest, ma nella partecipazione attiva di truppe della Mongolia e sopratutto di quelle dell’esercito cinese. Malgrado la partecipazione cinese all’addestarmento sia numericamente ridotta (3.200 soldati), il messaggio politico inviato a Trump è evidente: inizia a prendere forma anche sul piano militare quella sintonia politica che negli ultimi anni tra i due paesi ha fatto significativi passi in avanti.

SECONDO THE ECONOMIST ci troveremmo di fronte a un rovesciamento della situazione che si determinò nel 1972 con il viaggio di Richard Nixon a Pechino. Sarebbe ora Putin quello in grado di spingere dalla propria parte il Dragone giallo in funzione anti-americana.

«LE ESERCITAZIONI sono importanti sia politicamente sia militarmente. Aiutano a tenere attivi gli eserciti e a provare nuove armi e tattiche inedite in condizioni realistiche. Ciò è particolarmente importante per la Cina. Essa sta spendendo molto per le sue forze armate, diventate assai più assertive, ma che sono le sole tra quelle delle grandi potenze a non aver avuto esperienze di combattimento da almeno quattro decenni. La Cina ha importato i più avanzati missili e aerei russi e può trarre nuove lezioni dai campi di battaglia della Georgia, della Siria e dell’Ucraina dove è stata impegnata a la Russia» sostiene il settimanale londinese.

ANCHE LA NIKKEI ASIAN REVIEW è convinta che quella tra Mosca e Pechino sarà una «quasi-alleanza» che muterà completamente gli scenari asiatici, con la Russia «disposta a garantire le risorse naturali, il supporto diplomatico e la tecnologia militare di cui ha bisogno la Cina per raggiungere l’obiettivo del predominio regionale».

«L’impostazione dell’esercitazione russa dimostra che essa è mirata alla preparazione delle truppe per un grande conflitto« ha invece tuonato il portavoce della Nato Dylan White, il quale si è detto anche preoccupato anche per nuove aggressioni russe in Europa.
In questo orizzonte, venerdì scorso a Oslo si sono riuniti i rappresentanti militari di Stati uniti e di alcuni Stati europei (Germania, Danimarca, Islanda, Lettonia, Lituania, Norvegia, Polonia, Stati Uniti, Finlandia, Svezia, Estonia).

OBIETTIVO DELLA CONFERENZA, il «contenimento della potenza russa» e della «sua attività di disinformazione e minaccia per le nostre infrastrutture critiche».

Secondo il ministro della difesa russa l’incontro era propedeutico alle esercitazioni Nato che si terranno in Norvegia nell’ottobre di quest’anno. Si tratterebbe della più importante esercitazione nel Nord Atlantico dal 2002, e coinvolgerebbe 40.000 soldati, 150 aerei e 70 navi militari.