Da tredici anni segna l’apertura della stagione autunnale romana, Short Theatre, con i suoi undici giorni di programmazione – si chiude stasera – è un riferimento per quella comunità teatrale in cerca di rotture e sconfinamenti di linguaggi e forme. Il festival accoglie progetti di produzione e modalità creative spesso fuori dai generi «canonici» e per questo soffre per la sua collocazione principale in un’area tanto suggestiva quanto inadeguata, la Pelanda dell’ex Mattatoio di Testaccio, che con le sue piccole sale non riesce a soddisfare la richiesta di biglietti. Emblematica condizione, a riconferma della cronica mancanza – o non utilizzo, vedi il Teatro India – di luoghi deputati alla contemporaneità.

Questo vuoto si è tentato di indagare con Panorama Roma e la sua selezione di nove gruppi attivi sul territorio, certo con un approccio poco mirato a rilevare responsabilità e tradimenti e a immaginare azioni di rottura di un silenzio inquietante nel quale si aprono e chiudono financo i bandi capitolini. Una lunga giornata che a molti è apparsa come l’ennesima occasione perduta. Mentre invece è stata solo una tappa obbligata per un festival, e per il suo direttore, Fabrizio Arcuri, che da Roma trae nutrimento e a questa città è legato a doppio filo. Ma quando i discorsi di Short Theatre non arrivano a «Provocare realtà» – titolo di questa edizione – sono i corpi e le voci dei performer a centrare l’obiettivo.

Lo fanno in maniera suprema Claudia Castellucci e Chiara Guidi con Il regno profondo. Perché sei qui?, un duetto perfetto che si fa voce unica, cadenzata, musicale. Con due timbri diversi creano una monodia per formulare domande elementari, ma universali e cocenti, con un tono ironico di irresistibile ilarità. Al nostro orrendo presente attingono invece Babilonia Teatri con Calcinculo, una carrellata di asserzioni inacidite e perverse che la compagnia veronese mette in musica per tracimare fuori dai confini e colpire nuovi spettatori. Di sicuro, colpisce il pubblico l’inclusivo Jérôme Bel, star della danza internazionale, che con il suo Gala ha riempito e divertito l’Argentina. Ma qualcuno l’abbiamo visto uscire prima della fine, forse stanco di vedersi propinare il solito gioco buonista di esposizione di abilità coreutiche «diverse».