Sale la tensione in Israele per il compromesso approvato lo scorso 27 giugno dal ‎premier Netanyahu e dal primo ministro ‎polacco Morawiecki per porre fine alla ‎disputa tra i due paesi sul testo della legge ‎polacca sull’Olocausto che, nella sua ‎formulazione originale, criminalizzava le accuse di partecipazione della Polonia ‎agli stermini nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Ieri il ministro ‎dell’istruzione, Naftali Bennett, ha descritto la dichiarazione congiunta firmata dai ‎due premier – che di fatto esonera i polacchi da qualsiasi responsabilità per ‎l’Olocausto – come ‎«una vergogna, satura di bugie, che tradisce la memoria di ‎coloro che sono morti‎». Per Bennett non corrisponde alla realtà l’affermazione che ‎durante il conflitto ci furono ‎«azioni sistematiche del governo ‎polacco in esilio ‎per aiutare il popolo ebraico‎». Il compromesso è stato contestato con forza anche ‎da dirigenti e studiosi dello Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di ‎Gerusalemme. Altri accusano Netanyahu di aver privilegiato i rapporti tra i due ‎governi a scapito della verità storica. Dopo mesi di polemiche la scorsa settimana ‎il parlamento polacco ha emendato il testo della legge e i due primi ministri hanno ‎poi affermato che ‎«il termine campi di concentramento/sterminio polacchi è ‎erroneo e diminuisce la responsabilità dei tedeschi‎». ‎