Lo sguardo dell’adolescente cilena protagonista del film, le sue sensazioni, incertezze e interrogativi sembrano diventare un po’ alla volta quelle di un’intera società. La tredicenne Sara comincia a sentirsi un po’ «rara», strana, rispetto alle sue coetanee, una sensazione mai provata prima avendo vissuto come affettuosa normalità insieme alla sorellina minore il menage della madre con la sua compagna dopo il divorzio dal marito. Invece comincia a sentire battute indirizzate a lei, ad avere timori a invitare gli amici a casa sua, inizia a chiedersi se non sia meglio invece andarsi a stabilire definitivamente a casa del padre che con la nuova compagna forma una famiglia «normale».

L’ambiente descritto nel film è quello della borghesia «bene» cilena: di questo si dovrà tenere conto in un ambito della società dove le donne dimostrano una grande indipendenza, una qualità che vediamo svilupparsi via via nella ragazza attraverso le esperienze emotive che attraversa. Ambientato nel clima rilassato di Viña del Mar, la città turistica sul Pacifico, risuona di musica pop, si sviluppa attraverso rituali studenteschi nei collegi esclusivi, nei rapporti familiari con un’attenzione puntata più sulla crescita emotiva della protagonista, sulla sua personale indipendenza da raggiungere, una conquista sempre faticosa, raccontata con grande sensibilità e attenzione alle sfumature.

Così in un paese dove i rapporti omosessuali erano per lo più appannaggio degli artisti, dove non esisteva neanche l’istituzione del divorzio fino al 2004 (ma gli annullamenti erano la consuetudine), questo racconto che ha tutto l’aspetto di un teen ager film si mostra come un intreccio di grande modernità. Rara – il titolo del film – è l’esordio della regista Pepa San Martin, con una grande esperienza come assistente alla regia (tra gli altri Malta con huevo di Valderrama, La lección de pintura di Pablo Perelman) che con questo film ha appena vinto il premio «Horizontes Latinos» al festival di San Sebastian.

Sceneggiatrice del film insieme alla regista è la pluripremiata regista Alicia Scherson che ha studiato a Cuba e a Chicago (Il futuro del 2013 con Rutger Hauer, da Roberto Bolaño) autrice della sceneggiatura della serie El bosque de Karadima che sviluppa la storia dello scandalo del prete pedofilo interpretato tra l’altro da Luis Gnecco, lo stesso attore, un tempo famoso per i suoi ruoli comici che interpreta neruda nel film di Pablo Larrain. Non è una notazione secondaria, poiché in qualche modo si tratta di un cast conosciuto dal pubblico per il suo impegno sociale.