Bastano i titoli di questa edizione (l’undicesima) per capire che la rassegna “Sguardi Ostinati” che si svolge in provincia di Napoli non è uno dei tanti cineappuntamenti che si muovono tra i paludati cineforum e il cineclub da cinema d’essai. Non solo ma la programmazione di questa e delle edizioni precedenti che risponde a una precisa linea critico-teorica, evidenzia ulteriormente le carenze in fatto di cinema extracommerciale e fuori circuito del capoluogo campano che è da tempo piuttosto avaro di proposte cinematografiche sofisticate e vivacchia su qualche exploit, su iniziative episodiche e velleitarie e su strombazzate rassegne estive. E i numerosi cinefili e appassionati sono sempre più orfani di proposte allettanti. E’ tanto più meritevole quindi l’iniziativa periferica che sta registrando un successo crescente. Si svolge a Casalnuovo di Napoli, un comune di oltre 50000 abitanti situato a circa 10 chilometri a nord del capoluogo campano. E sta diventando in qualche modo un modello per l’originalità, la continuità, il “coraggio” di un modo di fare cultura cinematografica che ormai Napoli – esaurito il periodo d’oro dei cineclub e dei cinema d’essai e vanificati alcuni tentativi di rigenerarne lo spirito – si sogna, ma anche per l’orgogliosa consapevolezza di poter ribaltare il vecchio rapporto di subordinazione culturale rispetto al centro metropolitano.
Già il titolo della rassegna “Sguardi Ostinati” (esplicita citazione-omaggio al libro di culto del critico francese Serge Daney “Lo sguardo ostinato”) e il nome dell’associazione che la cura e l’organizza TARE (Terapie Artistiche per Ricoveri Emozionali) enunciano in maniera inequivocabile la matrice cinefilo-culturale dei promotori. E quando si arriva a 10 edizioni vuol dire che qualcosa si è costruito. Gli organizzatori hanno lavorato sull’ostinazione appunto, sulla continuità, su una proposta culturale dalla precisa identità, su scelte estreme e sofisticate, su uno sguardo a 360° sul cinema contemporaneo e non solo, su una strategia lungimirante. In una delle sale della moderna e accogliente Multisala Magic Vision di Casalnuovo ogni lunedì per alcuni mesi al prezzo contenuto di 4 euro, si è creato un appuntamento imperdibile per il pubblico giovanile del territorio che si sente spesso tagliato fuori da eventi cittadini che poi tali non sono. Un cinema d’autore rigoroso, sofisticato, stravagante (con film che per la maggior parte non si vedono neanche a Napoli) che fa registrare a volte tra le 200 o 300 presenze: da Post Tenebras Lux di Reygadas a Sacro Gra, da Akira al sardo Su Re, da Refn a Wes Anderson, da Carax a Hunger, da To the Wonder di Malick a Spring Breakers, a La vita di Adele, da Béla Tarr ai Dardenne, da Ceylan a Dolan, da The look of silence a Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza a From what is before di Lav Diaz, da The Hateful Eight di Tarantino a Lousiana di Roberto Minervini, da Ozu ai Coen, la programmazione offre il meglio del cinema d’autore europeo e non solo (ogni film viene preceduto dalla proiezione di un cortometraggio, selezionato tra i partecipanti al Video Maker Film Festival, un piccolo osservatorio del mondo dei cortometraggi di talentuosi giovani registi italiani e stranieri ).
Il programma dell’edizione in corso (iniziata il 6 febbraio per concludersi il 24 aprile) esibisce opere d’autori consacrati a livello internazionale: The Assassin di Hou Hsiao Hsien, Figli dell’uragano di Lav Diaz, Spira Mirabilis, Jackie di Pablo Larrain, Trainspotting 1 e 2, Playtime di Jacques Tati, la trilogia di Le mille e una notte – Arabian Nights di Miguel Gomes, Lo and Behold di Werner Herzog, Cavallo Denaro di Pedro Costa, Rivoluzione Zanj  di Tariq Teguia.
“Diseducare per resistere / Resistere per diseducare” è lo slogan scelto dagli organizzatori per enunciare provocatoriamente la linea culturale scelta.
“La provincia, questa provincia, ha bisogno di “Sguardi Ostinati” tanto quanto “Sguardi Ostinati” ha bisogno della provincia. – dice Angelo La Pietra, il direttore artistico della Rassegna – In una grande città tipo Napoli, Roma, Milano, la nostra rassegna sarebbe stata una delle tante, qui invece è “la rassegna”. Necessaria a questo territorio, necessaria a questa comunità, l’unico vero presidio di resistenza culturale presente in città, l’unico vero strumento capace di attuare quelle dinamiche di diseducazione proletaria che tanto ci stanno a cuore. Questo progetto non poteva essere attuato altrove. E’ una piccola e silenziosa rivoluzione culturale, quella che portiamo avanti da anni con sacrificio e ostinazione, a sostegno del Cinema inteso come forma d’arte, prima che di intrattenimento”.