Sono le Giornate degli autori, edizione 15, quelle presentate ieri dal delegato Giorgio Gosetti, e allora perché non partire proprio da un autore che racconta del suo più grande fallimento professionale? Bisogna tornare indietro di qualche anno, ai primi anni ’70 quando Peter Sellers era un’icona e una figura geniale della commedia britannica e Peter Medak era reduce dal clamoroso successo di La classe dirigente. Regista e attore si trovano insieme per girare Ghost in the Noonday Sun, un film di pirati ambientato nel XVII secolo, ma oltre ai guai del girare su una nave in mare, a Cipro, mentre la tensione arabo-israeliana in zona è al massimo, Sellers ci mette del suo. Sempre piuttosto imprevedibile sul set si comporta in modo stravagante, si dice perché avesse appena chiuso con Liza Minnelli, resta il fatto che sparisce per andare a Londra a pranzo con la principessa Margaret, finge un attacco di cuore e soprattutto fa di tutto per sabotare il film. Che infatti non uscì mai su grande schermo per apparire solo molti anni dopo in Vhs e Dvd.  Medak ha deciso di raccontare con un documentario, The Ghost of Peter Sellers che verrà presentato alle Giornate, la storia del film da due milioni di dollari, dell’epoca, che quasi gli costò la carriera.

Il dato rilevante di questa edizione è quello della presenza femminile. Degli undici film in concorso, più uno fuori competizione, ben sei sono firmati da donne. Mentre tutti si lamentano, giustamente, della scarsa presenza femminile in cabina di regia, Gaia Furrer responsabile della selezione, tra oltre mille titoli, ha saputo cogliere questo aspetto non secondario. Integrato dall’ormai abituale presenza di Miu Miu con Women’s Tales, quest’anno le registe prescelte sono Dakota Fanning che presenta #15 Hello Apartment e Haifaa Mansour con #16 The Wedding Singer. Mentre il gruppo Hearst premierà proprio un’opera femminile.

E per completare il quadro dell’attenzione data alle donne ecco anche un documentario piuttosto inconsueto Dead Women Walking di Hagar Ben Asher per raccontare le vicende di nove donne condannate a morte negli Stati uniti. «Non è solo un film sulla pena di morte» dice la regista «ma su tutti quegli eventi che hanno portato le nostre protagoniste al punto in cui si trovano, comprese le circostanze socio economiche, le storie personali ed affettive, l’orribile dato statistico che dice che l’88% delle donne oggi detenute hanno subito in passato violenze sessuali o altri terribili abusi».

Presente anche Alexander Kluge con Happy Lamento, il suo nuovo film, e vale la pena ricordare che il suo Artisti sotto la tenda del circo: perplessi vinse il Leone d’oro della tormentata edizione del 1968. «Ecco perché – dice Gosetti – abbiamo scelto per quest’edizione un’immagine doppia (un uomo e una donna, ndr). È il nostro modo di ricordare un’altra stagione, 50 anni fa, in cui i giovani conquistarono il centro del ring e furono campioni; è il nostro modo di ricordare a noi stessi che il talento, la fantasia, la determinazione possono sfondare i muri delle convenzioni e dell’impossibile».

Per il cinema italiano ci sono Ricordi? di Valerio Mieli in concorso, Il bene mio di Pippo Mezzapesa evento speciale, una carta bianca documentaria affidata a Stefano Savona, Jonas Carpignano che presiede la giuria di giovani per il director’s award, oltre al premio Siae assegnato a Mario Martone. Che la festa cominci quindi. Preapertura con il premio Bookciak Azione!, inaugurazione con Les Tombeaux sans noms di Rithy Panh, sulla tragedia cambogiana maturata sotto il regime dei khmer rossi, poi dieci giorni, anzi di Notti veneziane alla Villa degli Autori.