Si è avvalso della facoltà di non rispondere Elmahdi Halili, il 23enne italiano di origini marocchine arrestato mercoledì mattina dalla digos di Torino per partecipazione all’associazione terroristica dello Stato Islamico. «Viveva di propaganda», dicono gli inquirenti, prima si è indottrinato e poi è passato a contattare soggetti, «lupi solitari», che, a suo parere, potessero compiere azioni terroristiche.

Ieri, tra Roma e Latina, è stata invece sgominata quella che viene definita la rete italiana dell’attentatore di Berlino, il tunisino Anis Amri, l’autore della strage del 19 dicembre 2016 nella capitale tedesca dove, tra le bancarelle del mercatino di Natale, morirono dodici persone. L’uomo fu, poi, ucciso il 23 dicembre del 2016 a Sesto San Giovanni (Milano) in una sparatoria con la polizia italiana. Le indagini sono scattate sulla base dei tabulati telefonici di Amri e dei suoi contatti italiani. Sono cinque i mandati di arresto scattati, ieri. I reati ipotizzati dalla Procura di Roma sono addestramento e attività con finalità di terrorismo internazionale e associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione di documenti e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Contestualmente si sono svolte una serie di perquisizioni nelle province di Latina, Roma, Caserta, Napoli, Matera e Viterbo. «Si è evitato che dalla fase di radicalizzazione si sfociasse in una attività terroristica. Non c’è alcun elemento concreto che facesse pensare alla preparazione di un attentato ma ci sono elementi che fanno pensare che si stessero preparando a questo», ha detto il pm romano Sergio Colaiocco. Per gli investigatori «non siamo in presenza di lupi solitari ma tra di loro c’erano diversi radicalizzati».

In un’intercettazione telefonica il 38enne palestinese Abdel Salem Napulsi, già detenuto a Rebibbia per spaccio di droga, sosteneva, riferendosi agli occidentali, che «bisognerebbe tagliargli la testa e i genitali». Studiava sul suo tablet tutto ciò che riguardava l’Isis: in 31 video le immagini mostrano come modificare armi, acquistare munizioni e tutte le informazioni necessarie per preparare attentati anche con l’uso di pick-up. In totale, 20 le persone indagate.

In un’intervista a Repubblica, il ministro dell’Interno uscente, Marco Minniti, ha dichiarato: «In Rete, è ripresa con forza la propaganda dell’Isis che invita a guardare Roma come obiettivo fortemente simbolico della campagna del terrore».