Dietro le spalle, le onde. Davanti, gli scudi e i manganelli. I No Border di Ventimiglia hanno trascorso così, sugli scogli dei Balzi Rossi, quasi l’intera giornata di ieri. All’alba, polizia e carabinieri in tenuta antisommossa hanno sgombrato il presidio autogestito alla frontiera di Ponte San Ludovico. Migranti e attivisti sono quindi ritornati sugli scogli dove, l’11 giugno, spinti da una carica della polizia avevano deciso di resistere e di non tornare indietro. Molti di loro, anche se non sanno nuotare si sono tolti le scarpe, pronti a buttarsi in acqua in caso di una nuova carica.
We are not going back, non torniamo indietro. Una consegna ribadita durante le assemblee autogestite che hanno organizzato la vita del presidio, lasciando in tutti un segno di forza e condivisione. Un gruppo di 200 migranti in transito ha così trascorso l’estate nella piccola pineta dei Balzi Rossi, accampandosi tra il parcheggio e il ponte della ferrovia. Un locale dismesso della Pro-loco è servito da laboratorio medico e magazzino per le donazioni, che sono aumentate di giorno in giorno. L’associazione Popoli in arte ha messo a disposizione il proprio conto, su cui è arrivato anche il contributo del vescovo Antonio Suetta, che ha donato 2.000 euro.
Ieri le ruspe hanno distrutto tutto: i disegni dei migranti nel laboratorio di arteterapia, l’impianto del mediacenter alimentato a energia solare, le docce, le provviste… «Siamo rimasti per ore senza cibo né acqua – denuncia al manifesto Cristina, una delle attiviste – hanno distrutto o sequestrato il frutto di tre mesi di solidarietà. Avevamo il magazzino pieno: abiti in eccesso che gli shebab volevano portare a Calais: tre camion di donazioni provenienti da quell’Europa della condivisione che sta indicando un altro cammino. Noi abbiamo dimostrato che si può fare bene e con poco. Il presidio autoorganizzato ha funzionato. Lo stato non ha sborsato un centesimo. Per questo ci hanno sgombrato, per evitare il contagio del “cattivo esempio”».
L’altroieri, al Consiglio regionale l’opposizione della Rete a Sinistra, di Gianni Pastorino, e quella del Movimento 5 Stelle aveva fatto slittare una mozione di sgombero appoggiata dalle destre e anche dal Pd. Ma il “partito dello sgombero” aveva già ottenuto un’ordinanza dal sindaco Enrico Ioculano, firmata il 23 settembre. Ieri, due attivisti fermati fuori dal presidio sono stati arrestati e denunciati e poi rilasciati. Uno ha affermato di essere stato picchiato.
In mattinata, il vescovo Suetta ha oltrepassato i cordoni di polizia e si è recato sugli scogli. La sua mediazione, già nei giorni scorsi aveva suscitato un coro di proteste da parte di commercianti e destre, che hanno organizzato una manifestazione per il 4 davanti al Piazzale della stazione, a Ventimiglia. Nei locali delle ferrovie, da questa estate è ospitato un altro gruppo di migranti, assistito dalla Croce rossa e dalle associazioni umanitarie. E lì, dopo la mediazione del vescovo e l’arrivo dell’avvocata Alessandra Ballerini, sono stati portati i migranti: con mezzi privati e non con gli autobus della polizia, pronti a imbarcarli. Hanno accettato di lasciare gli scogli solo a patto di non essere identificati e poter così continuare il viaggio. I No Border sono stati portati in caserma per essere identificati e denunciati: ma per occupazione di suolo pubblico e non per altro; e senza foglio di via, come invece è avvenuto per una decina di attivisti in questi mesi.
Per un altro gruppetto di migranti che ha lasciato il presidio prima dell’arrivo della polizia – eritrei, afghani, sudanesi -, è andata peggio. Sono stati fermati a Genova e portati all’aeroporto, ma l’avvocata Ballerini non era ancora riuscita a sapere dove. Per questo, si conta anche sull’interrogazione parlamentare di Stefano Quaranta, di Sel, che ha sostenuto il presidio a livello istituzionale.
Ad attendere l’arrivo dei migranti alla stazione, c’erano i gruppi di solidarietà, accorsi subito in giornata, ma ai quali la polizia ha impedito di raggiungere San Ludovico. Manifestazioni anche in altre parti d’Italia – da Roma, a Milano, da Genova a Bologna e a Firenze -: per gridare: «Ventimiglia in ogni città». «Noi non ce ne andremo – dice ancora Cristina – ci costituiremo in comitato, questo è solo l’inizio». Ha esultato invece il ministro degli Esteri Alfano.
Ieri sera, i No Border hanno partgecipato a un incontro pubblico sui rifugiati e il senso dell’accoglienza, organizzato dal vescovo. Ma il sindaco Ioculano ha declinato l’invito.