Dopo due anni di giunta arancione a Milano una cosa è ormai acclarata. Gli sgomberi degli spazi sociali, vanno avanti come prima. Ieri è toccato a Ri-make. Un’occupazione iniziata il 18 giugno che ha rianimato l’ex cinema Maestoso in corso Lodi. Un luogo stupendo, 1.400 posti di capienza, inutilizzato e negato al quartiere e alla città. La proprietà nel 2007 aveva deciso di chiuderlo perché con l’avvento delle multisala non era più redditizio. Una serie di gruppi di studenti e lavoratori invece ha voluto riaprirlo. Almeno fino a ieri mattina, quando sono arrivate le forze dell’ordine. Oggi alle 17,30 si terrà un presidio davanti a palazzo Marino.
L’ultima volta è andata malissimo. Era stato sgomberato il centro sociale Zam e gli agenti in assetto anti-sommossa avevano manganellato i manifestanti davanti alle porte del Comune senza che neppure un uomo del sindaco scendesse in piazza per lo meno per evitare che quei cittadini, in gran parte loro elettori, subissero cariche. Quell’episodio ha rotto l’ultimo legame tra la giunta e quella parte del movimento che aveva sostenuto Pisapia. A Ri-make invece c’è un altro pezzo antagonista milanese che non si era fatto troppe illusioni. Ci sono gli studenti degli Atenei in rivolta, gli stessi che avevano occupato l’ex libreria Cuem all’università Statale, poi cacciati dalla polizia entrata dopo anni in quelle aule. C’è il collettivo lgbt Tabù, gli operai della Maflow che hanno lottato per la loro fabbrica, e quelli di “Rivolta il debito”. Ieri mattina, però, appena si è sparsa la voce dello sgombero, sono venuti tutti. Almeno una piccola rappresentanza da ogni realtà di movimento della città. Un agente troppo nervoso ha anche dato una manganellata in testa ad una ragazza armata solo di una fotocamera. Ieri pomeriggio si è tenuta un’assemblea aperta davanti all’ex cinema e un corteo ha sfilato fino in piazza XXIV Maggio. Il dato politico rilevante è che ciò che resta del movimento milanese, dopo anni di frizioni e frazionamenti, si sta ritrovando unito. Praticamente tutti i centri sociali della città dell’hinterland stanno collaborando ad una rassegna di eventi itineranti che si chiama OccupyEstate. La cosa piuttosto triste è che il sentimento condiviso da tutti è la delusione nei confronti della giunta. Anche chi l’aveva appoggiata adesso non ci crede più o per lo meno non si aspetta più nulla. Piero Maestri di Ri-make non si era mai fatto illusioni e spiega così il senso del presidio di oggi: «Non chiediamo nulla al Comune, lo spazio che abbiamo occupato era di un privato, ma almeno vorremmo che Palazzo Marino non mostrasse disattenzione e assenza rispetto al tema degli spazi sociali». Dopo il presidio appuntamento per tutti in piazza Fontana contro chi ha sfregiato la lapide di Pinelli e le scelta di chi, come anche il Pd, vorrebbe solo che in quella lapide fosse citata la «verità giudiziaria».