Giunto alla 57esima edizione, il Macerata Opera Festival festeggia i cento anni dalla conversione in luogo di spettacoli teatrali dell’arena in cui si svolge, oggi nota come Sferisterio, inaugurata quasi duecento anni fa per il gioco della «palla al bracciale». Nel 1921 il conte Pier Alberto Conti allestì Aida di Giuseppe Verdi per amore della moglie, il soprano Francisca Solari, che vestiva i panni della protagonista. L’avventura lirica maceratese nasce dunque per amore di una donna e attorno a un intenso ruolo femminile, che, assieme a un ristretto circolo di altri ruoli, ha popolato per un secolo la programmazione del MOF: Aida, Violetta, Carmen, Turandot, Mimì, Tosca, Butterfly ecc.

BASTI PENSARE ad allestimenti leggendari come la Bohème di Ken Russel (1984), la Traviata degli specchi di Josef Svoboda e Henning Brockhaus (1992), la Turandot della sfera di Hugo de Ana (1996). Tutte storie di amore e morte, dove immancabilmente l’amore, seppure con sfumature diverse, supera la morte, affinché si inneschi la magia del melodramma.

PER FESTEGGIARE il suo secolo di spettacoli e anche per celebrare la vita a dispetto delle mortificazioni cui è stata sottoposta nell’ultimo anno e mezzo dalla pandemia da covid-19, il MOF ripropone l’inaugurale Aida, ma in un allestimento nuovo, e la sempre trionfale Traviata degli specchi. Due protagoniste tragiche: una principessa etiope divenuta schiava del faraone egiziano che ha sterminato il suo popolo; una prostituta parigina pronta a redimersi per amore, ma stritolata dalle maglie di una società bigotta che non perdona. Due storie cui Verdi imprime sfumature di spregiudicatezza: nella prima una principessa col «diavolo addosso», Amneris, inveisce contro la ferocia della casta sacerdotale; al centro della seconda Violetta, una «puttana» che, scrisse lo stesso compositore, al riparo da facili moralismi, «deve essere sempre puttana». L’allestimento di Aida è affidato all’argentina Valentina Carrasco, in passato attiva nella Fura dels Baus, con le scenografie di Carles Berga, i costumi di Silvia Aymonino, le coreografie di Massimiliano Volpini e le luci di Peter van Praet: insieme collocano la vicenda tra Otto e Novecento in epoca di colonialismo e agli albori dello sfruttamento petrolifero, con scene d’insieme assai suggestive. Sul podio il direttore musicale del MOF, Francesco Lanzillotta, che padroneggia lo spazio periglioso dell’arena ed evidenzia con la consueta raffinatezza nella partitura del Verdi maturo anticipazioni della musica novecentesca: mobilità metrica, sospensioni tonali, canto di conversazione e continuità drammatica. Nonostante un promettente «O patria mia», suona ancora acerba Maria Teresa Leva nel ruolo di Aida; padroni della scena Veronica Simeoni (Amneris), cui fa difetto il registro di petto, e Luciano Ganci (Radames), un po’ sforzato negli acuti; bravi Marco Caria (Amonasro) e Fabrizio Beggi (Re). Repliche il 7 e il 12 agosto.

Per Traviata viene riproposto l’allestimento, che l’anno prossimo festeggerà i suoi trent’anni, con le scene del compianto Svoboda che continuano a creare un equilibrio perfetto tra la mondanità e l’intimismo della storia, catturando l’occhio dello spettatore in un tromp-l’oeil in cui i fondali dipinti sono sdraiati sulle assi del palco e al loro posto, inclinato, c’è un enorme specchio che li riflette inglobandovi, come in un tableau vivant, attori e arredi. Tutti gli snodi drammatici dell’opera sono risolti egregiamente, mentre la regia di Brockhaus, morbida e sobria, si mette umilmente al servizio dell’idea scenografica. Sul podio il giovanissimo direttore italo-cileno Paolo Bortolameolli, che dirige cercando nello stile del Verdi di mezzo quello del tardo Donizetti: così l’orchestra Orchestra Filarmonica Marchigiana suona chiara, a volumi ridotti e con scarsa smania dell’effetto drammatico, mentre i cantanti modulano mettendo in scena passioni sublimate in affetti: nel ruolo della protagonista Claudia Pavone, che si disimpegna con destrezza insieme a Marco Ciaponi, voce dolcissima che umanizza il grigio Alfredo, e Sergio Vitale, un Germont dalla voce bruna, sebbene un po’ refrattaria alle fioriture. Repliche l’8 agosto e il 13 agosto.