Nuovo record nella classifica infame dello sfruttamento lavorativo a Prato: meno di 2 euro orari per turni di almeno 12 ore, senza riposo settimanale e naturalmente senza tutele sindacali né sicurezza, visto che i macchinari erano privi dei dispositivi di protezione individuale. Succedeva in una delle tante di ditte a conduzione cinese nel formicaio imprenditoriale del Macrolotto, la Venus Ark in via Toscana, la stessa strada dove il primo dicembre 2013 morirono bruciati sette operai cinesi nel rogo della Teresa Moda.
Anche questa volta, così come accaduto lo scorso maggio in un analogo caso di ipersfruttamento, le indagini sono nate dopo la segnalazione di un giovane nigeriano con permesso di soggiorno per protezione internazionale. Assunto al nero dai titolari di fatto dell’azienda, due donne e il marito di una di loro, tutti cinesi finiti ai domiciliari, dopo alcuni mesi il ragazzo si è rivolto allo Sportello immigrazione del Comune.
Temendo di essere licenziati, i nove operai della Venus Ark, cinque africani e quattro cinesi, hanno fatto scena muta davanti a finanzieri e vigili. Ma alla fine non c’è stato bisogno delle loro testimonianze per arrestare per sfruttamento i tre cinesi. Come il ragazzo nigeriano, anche i cinque operai africani sono richiedenti asilo ospitati in due Cas di Prato e Poggio a Caiano. “Esiste a Prato, ma non soltanto, un problema di sfruttamento lavorativo – ha commentato il sindaco Matteo Biffoni – e l’amministrazione, con le altre istituzioni, se ne fa carico”.