Dopo molte settimane di dure trattative dentro il governo, il blocco degli sfratti è stato approvato dal governo rosso-viola nell’ultimo consiglio dei ministri di questo 2020, martedì scorso. Si tratta di una proroga, fino alla fine dello stato d’allarme, come si chiama qui, cioè il 9 maggio, di una norma che scadeva il 31 gennaio. Ma il cavallo di battaglia di Unidas Podemos arriva con moltissime eccezioni che ne diluiscono l’efficacia. Come ha detto il ministro socialista dei trasporti, mobilità e agenda urbana, José Luis Ábalos vuole sì «proteggere le persone e le famiglie più vulnerabili», ma anche «i diritti dei terzi, come i proprietari».

Stavolta, al contrario che nella norma in scadenza, il blocco coinvolge non solo le persone vulnerabili a causa della Covid (come chi è rimasto senza lavoro) ma anche quelle che lo erano precedentemente. Dovranno essere gli inquilini a sollecitare la sospensione dello sfratto, e le regioni saranno obbligate a cercare un alloggio alternativo per gli sfrattati. Il tutto nel caso dell’esistenza di un contratto. Ma la norma introduce una distinzione fra quelli che vengono definiti “piccoli” (fra mille virgolette) proprietari e grandi proprietari: nel caso non esista il contratto, lo sfratto seguirà il suo corso se il proprietario possiede meno di dieci immobili (sì, in questo caso la norma parla di “piccoli” proprietari). Nel caso in cui gli sfrattati siano persone in stato di dipendenza (come anziani o portatori di handicap), donne vittime di violenza di genere, bambini o persone che abbiano a loro carico anziani o bambini allora potranno rimanere nell’immobile.

Saranno i servizi sociali ad accreditare la vulnerabilità e il giudice potrà sospendere per tre mesi lo sfratto, mentre la regione dovrà trovare un’alternativa. Se non si trova, i proprietari potranno chiedere una compensazione allo stato. Finora non era prevista nessuna compensazione economica. Inoltre la norma prevede esplicitamente che non si potrà bloccare lo sfratto nel caso di seconde residenze o residenze abituali, o se l’occupazione dell’immobile è avvenuto con violenza, o dopo l’approvazione del decreto o infine se vi si praticano attività delittive. «Non è la panacea e dovremo continuare a lavorare, ma credo sia una notizia molto buona perché aiuterà moltissime famiglie», ha detto il vicepresidente del governo Pablo Iglesias, rivendicando questo indubbio successo per la sua formazione politica, anche se le richieste dei viola all’inizio erano molto più radicali.

Nello stesso Consiglio dei ministri, il governo ha anche approvato un’altra norma fortemente voluta dai viola, e cioè il blocco del taglio della luce, acqua, gas per le famiglie vulnerabili. In sostanza, la formula adottata dall’esecutivo serve per impedire che le grandi compagnie possano lasciare senza riscaldamento o acqua non solo i consumatori più fragili ma anche le famiglie a rischio di esclusione sociale. Perché scatti il blocco in questo caso basterà dimostrare di essere già recettori della tariffa agevolata prevista in questi casi (di cui godono circa un milione e 200mila consumatori). Per quelle famiglie in difficoltà che non siano ancora titolari di questa tariffa, basterà che la situazione di vulnerabilità venga accreditata dai servizi sociali.