Quando alle prime ore del mattino la polizia entra nel ghetto per comunicare ai braccianti stipati l’ordine di sgombero (tradotto in francese, inglese, arabo), la reazione è un misto di sconcerto e rabbia. La bidonville di san Ferdinando per loro è sì una trappola mortale, vista la teoria di morti bruciati o assiderati degli ultimi anni, ma è l’unico rifugio in assenza di soluzioni alternative che pur ci sarebbero. E così i mille e oltre “residenti” nella favela, coloro i quali non hanno diritto ad accedere al circuito Sprar e Cas,  hanno preferito declinare “l’offerta” della prefettura perché i paesi in cui sarebbero stati trasferiti sono troppo lontani dai campi in cui i raccoglitori lavorano, e vivono la notifica dello sgombero con il terrore di ritrovarsi in mezzo alla strada.

La minaccia del ministro Salvini di ridurre senza un tetto – anche se precario – migliaia di lavoratori diventerà concreta mercoledì, secondo indiscrezioni provenienti della tendopoli. A dieci giorni dalla morte di Moussa Ba, il ministro non s’è degnato di esprimere il dovuto cordoglio per la vittima. Di contro, ha tenuto acceso il ventilatore della propaganda. Per cui se muori in una baracca la colpa è la tua che stai nella baracca. Invece se parliamo di soluzioni concrete che non siano propaganda o che non sia la soluzione di sbattere le persone in mezzo a una via, allora c’è il silenzio assoluto.

Ci sarebbe la possibilità di requisire le tante case sfitte per darle a prezzi calmierati ai raccoglitori. Ma la prefettura, sul punto, traccheggia da mesi. Il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi ha, dunque, ieri mattina emesso l’ordinanza con cui ha disposto l’immediato sgombero. Il provvedimento è finalizzato «alla bonifica e alla demolizione di quanto intorno alla tendopoli è stato abusivamente realizzato. Visto – si legge nel documento – che la baraccopoli risulta nuovamente edificata e popolata abusivamente; che risultano peggiorate le condizioni di vivibilità dell’area interessata dalla vecchia tendopoli (baraccopoli); che negli ultimi 14 mesi si sono ripetuti gravi incendi, di natura dolosa o più probabilmente causati da stufe e accessori di fortuna utilizzati per riscaldarsi, che hanno causato la morte di tre ospiti e aggravato le condizioni di insalubrità dell’intera area, contribuendo ad esasperare gli animi degli immigrati; al fine di scongiurare gravi danni alla salute ed all’incolumità pubblica, è necessario ed urgente rendere l’area libera da persone e cose per poter consentire l’immediata rimozione dei rifiuti presenti, l’abbattimento delle vecchie tende e baracche e la successiva bonifica e sanificazione dell’area».

Altri migranti potranno trovare alloggio nella nuova tendopoli allestita a spese della Regione Calabria a San Ferdinando ed altri ancora potranno utilizzare alloggi presi eventualmente in affitto ma a prezzi di mercato. L’ordinanza di sgombero è la seconda che viene emessa dal sindaco Tripodi. Il primo provvedimento, nell’ottobre del 2017, era rimasto inattuato.