Sfogliando le pagine del tempo

Aaron Becker, autore e illustratore americano che ha lavorato per studi cinematografici come Disney e Pixar, dice di aver maturato in Spagna la prima idea per il suo silent book L’albero e il fiume (oggi nelle librerie italiane con Feltrinelli, pp. 32, euro 15), quando con la sua famiglia si è trasferito per un anno a Granada. Lì, il tempo sedimentato della città, quel tempo in cui si affastellano le narrazioni di epoche diverse attraverso le rovine di civiltà, che prosperavano e poi andavano sfaldandosi in rapida sequenza, ha acceso la miccia della sua vivida fantasia.

Becker voleva raccontare il «movimento» essenziale dell’umanità sul pianeta, semplicemente sfogliando le pagine e con l’ausilio poetico e potente della testimonianza muta di due protagonisti: un albero con la chioma lussureggiante oppure i rami ritorti e bruciacchiati e un’ansa del fiume, attorno alla quale sorgono villaggi antichi e futuristici, si affaccendano popoli, si perdono e ritrovano memorie. All’apice di quella che sembra essere una post apocalisse, l’autore inverte la rotta e quel tronco in apparenza avvizzito e piegato sotto i colpi della storia maligna torna a rinascere, in un paesaggio forse più bucolico di prima che rispetta il rigoglio spontaneo della natura e produce vita. «Questo è per me un libro sull’angoscia generata dal cambiamento climatico – ha affermato –. Ma non volevo far piombare bambini e adulti in un buco nero, ho preferito puntare sul senso di speranza». Becker ha pubblicato anche una trilogia dedicata al viaggio e The last zookeeper, dove, sempre senza parole, immagina una fantascientifica Arca di Noé.