Chi se lo sarebbe mai aspettato che Renzi sfilasse a fianco, o quasi, di Bersani a una settimana dal voto e cioè nel punto di massimo attrito della campagna elettorale. Eppure succederà così sabato a Roma al corteo antifascista che partirà alle 13 e 30 da piazza della Repubblica in direzione piazza del Popolo per il discorso finale della presidente dell’Anpi Carla Nespolo.
Alla testa, lo striscione «Mai più fascismi, mai più razzismi», titolo dell’appello con cui Anpi, Arci, Cgil e altre venti fra associazioni e partiti chiedono lo scioglimento delle organizzazioni ispirate al fascismo e lanciano «un allarme democratico» per i crescenti fenomeni di xenofobia. Subito dopo la parata dei gonfaloni delle città: annunciati moltissimi. È atteso, ma stranamente non ancora confermato, anche quello di Macerata, la città dell’uccisione di Pamela Mastropietro e della tentata strage razzista di Luca Traini. Lì in principio doveva svolgersi la manifestazione, prima che il sindaco chiedesse agli organizzatori di spostarla dalla città.

Poi sfileranno le associazioni della Resistenza (Anpi, Anppia, Aned, Fivl, Fiap), e i sindacati confederali Cgil Cisl e Uil. Chiudono il corteo, che cresce ogni ora nonostante l’annunciata morsa del freddo, le associazioni promotrici: fra le altre, Libera, Arci, Comitati Dossetti, Coordinamento democrazia costituzionale, Istituto Cervi, Uisp, Ars, Altra Europa.

In mezzo i quattro partiti che hanno firmato l’appello: Pd, Leu, Prc e Pci (quest’ultimo ex Pdci-Pcdi). Pesarsi e farsi riconoscere sarà un’impresa: saranno senza bandiere. Così avevano fatto a Macerata i partiti che avevano sfilato nonostante il veto del sindaco (non il Pd), così dovrebbe andare anche questa volta, anche perché in campagna elettorale la legge proibisce l’utilizzo di simboli elettorali in manifestazioni itineranti.

Per la prima volta il Pd sfilerà a fianco dei suoi scissionisti, diviso da un apposito spezzone delle Acli, cattolici laici sempre utili a mettere pace in caso di necessità. Da una parte i presidenti Laura Boldrini e Piero Grasso, Bersani (D’Alema sabato è dato in Puglia), i tre segretari Speranza, Fratoianni e Civati. Dall’altra Renzi con i dirigenti Pd e mezzo governo. Al Nazareno circola del nervosismo: si temono fischi all’indirizzo del segretario. Al suo fianco potrebbe esserci persino il presidente del consiglio Gentiloni. A Palazzo Chigi la decisione non è ancora presa. Sarebbe una scelta simbolica forte, d’altro canto comporterebbe una presenza massiccia di uomini della sicurezza. Anche perché Roma sarà blindata: quel stesso giorno nella capitale si svolgono altre tre corteo.