Mimmo Parisi, il professore italoamericano venuto dal Mississippi e chiamato da Luigi Di Maio a gestire Agenzia nazionale per le politiche attive sul lavoro, è stato di fatto sfiduciato da una lettera aperta inviata al presidente del consiglio Giuseppe Conte da nove parlamentari, tutti appartenenti alla maggioranza che sostiene il governo. Sotto accusa c’è il piano industriale di Anpal proposto per il prossimo triennio da Parisi che, ricordano i firmatari, è stato «giudicato insufficiente e respinto per ben tre volte dal cda dell’Agenzia». «Nel piano non è progettata alcuna azione operativa che tenga conto delle misure urgenti per fronteggiare lo shock occupazionale – si legge nel documento – Il fatto è tanto più grave, se si pensa che dal piano dipende la definitiva attuazione delle misure del reddito di cittadinanza, varate oltre un anno fa; l’attuazione della piattaforma di incrocio fra domanda e offerta di lavoro, ancora assente nonostante il governo avesse assegnato specificamente 25 milioni di reddito alla sua realizzazione; nonché l’operatività dei cosiddetti ‘navigator’». Il testo porta la firma di Chiara Gribaudo, Carla Cantone, Romina Mura, Tommaso Nannicini del Pd, di Nicola Fratoianni e Stefano Fassina di Leu e della renziana Annamaria Parente e di Veronica Giannone, fuoriuscita dall’M5s.

A queste adesioni, si aggiunge anche la sottoscrizione che pesa di più politicamente: è quella della deputata piemontese del M5S Jessica Costanzo, che fa parte della commissione lavoro e che nelle scorse settimane si era impegnata per la sanatoria dei migranti osteggiata da parte del suo gruppo. «In questo momento critico e delicato per il paese ritengo sia importante ottimizzare risorse e strumenti – spiega Costanzo al manifesto – Sebbene a mio avviso fosse meglio la gestione diretta a livello ministeriale, è importante che Anpal funzioni». Nella lettera si fa riferimento anche alla paradossale vicenda dei lavoratori Anpal in cerca di stabilizzazione. «Bisogna ripartire anche da quello – aggiunge Costanzo – altrimenti si crea un cortocircuito che potrebbe mettere a repentaglio la gestione delle politiche attive del lavoro. Adesso la massima priorità è entrare nel vivo della fase 2 del reddito di cittadinanza e realizzare il famoso matching, l’incontro domanda e offerta di lavoro, seppur con le dovute precauzioni sanitarie temporanee».

Le critiche a Parisi, alla sua visione puramente tecnica del mercato del lavoro (doveva bastare un’app per risolvere problemi decennali) investono anche la partita che si apre sull’allargamento del reddito di cittadinanza al tempo del Covid. «Una prima risposta la sta fornendo il reddito di emergenza – dice Costanzo – Sia il reddito di cittadinanza che quello di emergenza rappresentano un paracadute: uno strutturale e l’altro emergenziale. Siamo al lavoro in commissione per valutare modifiche, ad esempio consentendo l’accesso anche ai percettori parziali di reddito di cittadinanza che hanno visto diminuire il loro reddito in questi mesi».