Nella seduta fiume della Camera della Repubblica Ceca del 7 agosto il nuovo governo di Jiri Rusnok non ha ottenuto la fiducia. Tuttavia la votazione sulla fiducia del governo del presidente ha aperto importanti crepe anche all’interno del centro-destra ceco. Si apre così la strada alle elezioni anticipate, che si potrebbero tenere alla fine di ottobre.

Una vittoria del presidente

A difendere le ragioni della fiducia del governo di Rusnok è stato il suo vero artefice, il presidente della repubblica Milos Zeman. Con un discorso pronunciato all’inizio della seduta, il presidente ha cercato di cambiare in extremis il rapporto di forze all’interno della Camera, dove il suo governo poteva contare sull’appoggio di soli 95 deputati sui 198 presenti. Tuttavia mentre il destino del governo sembrava irrimediabilmente segnato, poco prima della votazione il blocco di centro-destra, che deteneva una maggioranza assoluta di 101 deputati, ha registrato la defezione di due parlamentari dell’Ods, il maggior partito di quella maggioranza, che annunciavano la loro non partecipazione. La votazione ha messo così in chiaro, che alla Camera non esiste alcuna maggioranza politica, e ciò ha portato la seconda forza della coalizione di destra, il partito Top 09, ad aprire le trattative con i socialdemocratici sulla fine anticipata della legislatura. Nonostante la bocciatura del governo, il presidente Zeman, il primo capo di stato eletto a suffragio universale, quindi appare il dominus della fragile politica ceca, in quanto si può aggiudicare il successo di aver mandato a casa il governo conservatore e di aver aperto le porte alle nuove elezioni parlamentari, come promesso in gennaio ai suoi elettori.

Spaccatura della sinistra

Tramite il governo, Zeman ha fatto pesare appieno sulla struttura costituzionale ceca il suo mandato ottenuto direttamente degli elettori e ha lanciato l’offensiva sul suo ex partito di appartenenza, la Cssd. Il governo Rusnok pur richiamandosi alle politiche di public spending, è stato infatti un’emanazione diretta dei vari gruppi di potere economico. Lo stesso premier era direttore generale della compagnia assicurativa Ing e uno dei maggiori promotori della parziale privatizzazione del sistema pensionistico. Molti ministri poi arrivavano dai posti di alto management della grande industria e delle associazioni padronali, mentre alla Cmkos, la maggiore confederazione sindacale del Paese, è stata riservata un’influenza diretta sul ministro del lavoro e su quello della sanità.
Di fronte a questo strano mélange la Cssd, il maggior partito dell’opposizione di centro-sinistra, si è spaccato in due. Alla fine ha prevalso l’ala conservatrice più vicina al presidente, mentre il segretario Bohuslav Sobotka è uscito sconfitto dal dibattito interno. All’interno del partito ha quindi vinto una linea, che mette l’obiettivo dello sviluppo industriale e dell’energia atomica al di sopra di ogni discussione democratica, che guarda con sospetto ai temi ecologici – tanto che il primo provvedimento di Rusnok è stato lo stop al supporto pubblico alle rinnovabili – e che sottovaluta il tema dei diritti civili e sociali. A quanto pare Zeman è riuscito a riconquistare il suo ex partito, con cui aveva vinto le elezioni nel 1999, ma che abbandonò nel 2006 per dissidi interni.

Verso le elezioni

L’esperienza del governo balneare di Jiri Rusnok ha ridato un poco di vigore al centrodestra, che ha rilanciato il tema della difesa della democrazia parlamentare di fronte a un presidente, che ignora il parlamento, trovando così un modo di sostituire l’arma ormai spuntata dell’anticomunismo. Perciò per il nuovo leader della destra, il partito Top 09, le elezioni anticipate sembrano un modo per capitalizzare le difficoltà del maggior rivale a destra, l’Ods colpita da numerosi scandali e provvedimenti giudiziari, e per impedire che si riescano ad organizzarsi le nuove formazioni populiste di destra, che negli ultimi mesi si sono manifestate sul panorama politico ceco.
Le trattative con i social-democratici, che secondo tutti i sondaggi dovrebbe vincere le elezioni con un ampio vantaggio, sono già avviate ma la politica ceca ha mostrato negli ultimi mesi di saper riservare numerosi e inaspettati colpi di scena.