Ho già parlato, tempo fa, del mio personale metodo per catturare l’attenzione dei motorizzati e uscire indenne da incroci e convergenze, «la regola del tre» (alzare le prime tre dita di una mano, cosa che riattiva nel tenutario di volante o manubrio sinapsi sopite). Qui vorrei illustrare altri modi escogitati per avere meno danni possibili circolando in bici in città: e anticipo che non si tratta di sicurezza passiva, cioè affidata a paramenti da indossare o attrezzature da montare sul mezzo.

Il primo di cui vorrei parlare mi sconcerta da anni, perché va contro la mia personalità che in linea di massima è ottimista e giocherellona. Si tratta del sentimento negativo conosciuto come «sfiducia». E’ un sentire che non fa onore e di cui provo vergogna ma ha funzionato.

Utilizzo una sfiducia generica nei confronti di praticamente tutto, con naturalmente al primo posto il primate alla guida. Chiunque tu sia, amico, sappi ti guardo con sospetto quando riesco a vederti (in questo il contromano è salvifico, visto che nella nostra specie la vista è frontale), e percepisco con sospetto la tua presenza rilevata con altri sensi che non siano la vista. L’udito è fondamentale, e per questo sconsiglio di girare con la musica nelle orecchie. Uso la sfiducia generica in particolare quando sono costretto a rasentare la fila di macchine parcheggiate, prefigurando a ogni istante lo spauracchio di tutti: l’apertura violenta dello sportello del guidatore. Anche se la vista in questo caso è il senso principale, per traguardare l’esistenza di una persona a bordo attraverso il lunotto posteriore, in realtà adottare un sentimento di sospetto perenne aiuta a superare parecchie decine di metri di vetture parcheggiate, finché finalmente non riesci a spostarti un po’ verso la linea di mezzeria, il tanto che ti mette al riparo dalla sportellata. A proposito, questo è uno dei motivi per cui il ciclista urbano predilige spostarsi verso la mezzeria, cosa che i motorizzati interpretano come «stare fastidiosamente in mezzo». La sfiducia aiuta anche a immaginare i vetri sparsi, soprattutto nelle zone della cosiddetta movida o con pavimentazioni in pietra sconnessa, dove i vetri rotti si annidano di preferenza. E’ sano provare sfiducia anche nei confronti della dimensione in alto, non sia mai caschi qualche ramo o pigna addosso: un’occhiata ogni tanto ti farà pure sembrare scemo a chi osserva, ma è bene darla (negli anni ho evitato diverse pigne).

Altro comportamento efficace: il bacio. Non scherzo, funziona. In fase di conflitto, quando l’altro utente per esempio ti insulta o ti manda a quel paese, o ti intima di andare sulla ciclabile che non c’è o ti minaccia, lanciare un bacetto al volo sconcerta il primate in questione. Molti motorizzati cafoni maschi hanno anche un substrato di omofobia, e il bacetto lanciato da un maschio li disturba e li demoralizza. Nel caso di donne alla guida, invece, il fatto che si tolgano rapidamente di torno credo derivi dalla voglia di non farsi rompere le balle, ma non ne sono del tutto certo. In una recente discussione nel gruppo Fb di Salvaiciclisti Roma ho scoperto con sorpresa che molti usano questo metodo.
Un altro metodo potrebbe risultare disgustoso a molti ma seguitemi, forse vi può aiutare. Si tratta di sputare verso sinistra. Il senso della pratica: siccome l’automobilista ama la sua vettura di un amore carnale, non vuole farsi sporcare la carrozzeria in genere, e figurarsi da un ciclista sputazzante: e quindi ti sorpassa con un buon margine, quello che serve a te e che dovrebbe essere normale. Vale anche per gli scooteristi ma in questo caso la ragione è più normale, non psicotica, e ve la lascio immaginare.