Sfide e anarchie al Foro Italico
Sport Se si volesse riassumere in una frase lo stato di attuale anarchia nel tennis, basterebbe affermare quanto sia sorprendente l’accesso alle semifinali degli Internazionali di Roma di Novak Djokovic, nel torneo maschile, e di Maria Sharapova, in quello femminile
Sport Se si volesse riassumere in una frase lo stato di attuale anarchia nel tennis, basterebbe affermare quanto sia sorprendente l’accesso alle semifinali degli Internazionali di Roma di Novak Djokovic, nel torneo maschile, e di Maria Sharapova, in quello femminile
Se si volesse riassumere in una frase lo stato di attuale anarchia nel tennis, basterebbe affermare quanto sia sorprendente l’accesso alle semifinali degli Internazionali di Roma di Novak Djokovic, nel torneo maschile, e di Maria Sharapova, in quello femminile. Agevolati certamente da un tabellone alla portata delle loro attuali possibilità, in particolare per quanto concerne il tennista serbo, e da avversarie generose nel concedere errori gratuiti all’ingrosso, per quanto riguarda l’atleta russa, i due redivivi ex numeri uno e plurivincitori di prove dello slam, sono attesi ora da Rafa Nadal e Simona Halep, due delle poche certezze quando si tratta di scommettere su chi arriverà in fondo a un grande torneo, soprattutto nel caso dello spagnolo che se domani dovesse alzare il trofeo più pesante tornerebbe numero uno.
Dunque, una specie di nuovo esame di maturità, un po’ come capita in quegli incubi quando ci si ritrova davanti alla commissione, per di più impreparati. Sia Djokovic che Sharapova hanno mostrato progressi da un punto di vista agonistico, e si sono rivisti anche alcuni dei loro colpi migliori, ma l’impressione è che per ora abbiano raggiunto il massimo.
Si parlava di anarchia. In campo femminile, questa volta, oltre alla Sharapova e alla già citata Halep, sono arrivate all’atto conclusivo l’estone ventiduenne Anett Kontaveit, finalmente in grado di issarsi in cima alla vetta dopo un torneo da protagonista (eliminate in serie campionesse slam come Svetlana Kuznetsova, Venus Williams e Caroline Wozniacki) e la ventitreenne ucraina Elina Svitolina, già abituata a queste alture, ma molto discontinua nell’ottenere grandi risultati, dopo che proprio a Roma l’anno scorso vinse il torneo più importante della sua giovane carriera.
Se dal punto di vista delle emozioni, il torneo femminile offre sempre grande incertezza e porta alla ribalta nuove (aspiranti) campionesse, da quello della qualità del gioco, la maggior parte delle giocatrici sembra dipendere troppo dallo stato di grazia del momento, da una sorta di quadro astrale. Tutte, più o meno picchiatrici, quasi avessero un conto in sospeso con le palline gialle, capaci nella settimana giusta di superare le avversarie promettendo di diventare le prossime numero uno per lungo periodo, e poi, nella giornata sbagliata, di essere buttare fuori dal torneo nel giro di un’ora, come capitato ad esempio alla campionessa di Indian Wells, Naomi Osaka qui a Roma prima vincitrice su Victoria Azerenka 6-0 6-3 e poi rovinosamente sconfitta 6-1 6-0 da Halep.
Proprio la ventiseienne romena, tra le poche capaci di variare il proprio gioco, è apparsa la tennista più in palla. Tuttavia sbilanciarsi in suo favore, può essere un azzardo, poiché Halep in questo periodo da leader del circuito ha fallito sul più bello con una certa diabolica continuità.
Sul fronte maschile, come detto, Djokovic dopo una gran battaglia con Kei Nishikori (forse la miglior partita dell’intero torneo sin qui) ora si cimenterà con Nadal che anche con Fabio Fognini ha giocato con le marce basse, forse perché non all’apice della forma o, cosa ancor più probabile, perché consapevole del margine che ha nei confronti di tutti i suoi avversari.
Se Svitolina è in lotta per difendere il suo status di campionessa in carica, stessa situazione anche per il nuovo prodigio del tennis maschile, Alexander Zverev, reduce dai successi di Monaco di Baviera e, soprattutto, di Madrid, che qui a Roma è apparso in chiaro debito d’ossigeno. Proprio per questo, la settimana di Zverev deve essere giudicata in modo positivo. Se vuole emulare i passati e presenti numeri uno dovrà vincere con continuità le partite giocate non al massimo della condizione come accaduto ieri con David Goffin e in precedenza con Kyle Edmund. Il tedesco di origine russa oggi se la vedrà con Marin Cilic, rappresentante della generazione dei “perdenti”, quelli travolti per anni dai fab four e ora destinati a essere surclassati dai next gen. Il croato, seppur sotto traccia, è diventato comunque uno dei pochi contender del duopolio (a rischio d’inchiesta antitrust, per come si stanno dividendo le stagioni) Federer-Nadal.
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