Ci mancavano i «malintesi», come li definisce il presidente del Consiglio, che di mattina afferma di non essere né garantista né giustizialista perché «sono contrapposizioni manichee» (ci era già cascato) e nel pomeriggio corregge, anzi «precisa», che «chiaramente dobbiamo essere per tutte le garanzie costituzionali». Nel Pd devono mordersi la lingua. Non tutti: Orfini scrive su twitter – lì dove Conte aveva distillato la perla – «pensa di essere furbo? O che siamo fessi noi?». Ma sulla prescrizione il malinteso più grande è dietro l’angolo. Giovedì sera, consumata la rottura con Italia viva e firmato il patto a tre (5S, Pd, Leu), velocissimo Bonafede aveva annunciato per lunedì un Consiglio dei ministri straordinario nel quale approvare sia il disegno di legge delega con la più volte annunciata la riforma del processo penale sia un decreto legge per correggere la riforma della prescrizione con il contenuto del nuovo accordo. Ieri il ministro ha fatto i conti con qualche difficoltà imprevista.

«Stiamo riflettendo, il decreto legge è una delle ipotesi», ha detto, Non la più semplice, peraltro: i decreti legge soprattutto in materia penale devono essere solidamente fondati su ragioni di necessità e urgenza, tanto più se come in questo caso diversi giuristi denunciano l’incostituzionalità dell’accordo raggiunto diversificando le posizioni dei condannati e degli assolti in primo grado. Se fosse riconosciuta l’urgenza di modificare la riforma della prescrizione entrata in vigore da appena un mese, la conclusione logica dovrebbe essere quella di sospenderne l’applicazione. Come in effetti chiede Italia viva e come piacerebbe anche al Pd, ma Bonafede non vuole sentirne parlare. Purtroppo per lui, anche la seconda strada che il governo sta studiando per approvare rapidamente l’accordo a tre sulla prescrizione dovrebbe passare per la sospensione della sua legge di riforma. Perché il provvedimento «veicolo» si chiama appunto «decreto milleproroghe» e tra lunedì e mercoledì sarà approvato dalle commissioni della camera. Riformulando il tema della prescrizione nel «milleproroghe» il governo avrebbe anche il vantaggio di superare, senza metterlo ai voti, l’emendamento renziano che insiste sullo stop di un anno alla riforma, il punto è che non può farlo senza proporre un’altra proroga. Anche molto breve, altrimenti rischierebbe di incappare nell’inammissibilità.

I tecnici sono al lavoro. Proprio perché potrebbe essere un Consiglio dei ministri di rottura, con le due ministre renziane Bellanova e Bonetti contrarie – si vedrà in che formula – il provvedimento deve essere solido. E in questo senso l’unica garanzia potrebbe darla un disegno di legge ordinario, meno rapido ma con la corsia preferenziale spianata proprio dal fin qui temutissimo disegno di legge Costa che puntava a cancellare di un colpo la riforma Bonafede. Il 24 febbraio, in questo modo, in aula alla camera potrebbe andare in votazione anche la proposta di maggioranza oltre a quella di Forza Italia (e alle altre già abbinate). Senza che Renzi abbia i voti sufficienti per mandare sotto il governo.
Potrebbe tentarci al senato, almeno così continua a dichiarare, ma ieri il leader di Italia viva è sembrato accusare il colpo dell’accordo a tre sulla prescrizione, che lo ha escluso. Ha continuato ad attaccare Conte e Bonafede, ma ha soprattutto spiegato che non è sua intenzione far cadere il governo. Zingaretti lo ha incalzato: «Chi piccona il governo si colloca in una posizione politicamente ambigua che sta diventando insostenibile».

Con l’ex presidente del Consiglio restano però gli avvocati penalisti, che rapidamente hanno già bocciato anche la nuova versione del «lodo» sulla prescrizione. Restano intatti gli «effetti devastanti», e cioè il concreto rischio che i processi di appello possano durare in eterno, senza più la prescrizione a dettare le urgenze delle udienze. «Oscura» secondo l’avvocato Caiazza, presidente della camere penali, la nuova norma che consentirebbe solo agli assolti in secondo grado di recuperare il tempo trascorso ai fini della prescrizione. «Se l’imputato viene assolto – si è chiesto ieri – che interesse ha a recuperare la prescrizione? Per farsene cosa?». Si tratta però dello stesso meccanismo previsto dalla riforma Orlando, che la cancellazione della Bonafede riporterebbe in vigore.