Come quasi ovunque, anche il mercato editoriale di lingua spagnola è dominato da grandi concentrazioni che allungano poderosi tentacoli su più continenti: Planeta, che da modesta editorial fondata a Barcellona nel 1949, è diventata una multinazionale composta da almeno centosettanta casa editrici, e Penguin Random House, che non molto tempo fa ha inglobato il gruppo Santillana e il suo fiore all’occhiello, Alfaguara, fondata negli anni Sessanta da Camilo José Cela. Strette tra questi due colossi transnazionali, però, resistono una miriade di piccoli e vigorosi editori indipendenti, sostenuti da uno zoccolo duro di lettori ostinati, da una rete di librai attenti e da alcuni distributori che garantiscono l’esistenza di una certa «biodiversità», in seno a un mercato in cui l’omologazione è sempre dietro l’angolo.

A UNA BRILLANTE costellazione editoriale che continua a dilatarsi, sia pure con meno slancio di qualche anno fa, si aggiunge ora Altamarea Ediciones, nata a Madrid grazie all’italiano Giuseppe Grosso, che da anni risiede in Spagna, e al suo socio Alfonso Zuriaga, con il contributo dell’architetta madrilena Sara Maroto come direttrice artistica. Una casa editrice minuscola, ma senz’altro ambiziosa, che prevede di pubblicare più o meno un titolo al mese ed esordisce con tre collane: una di narrativa, interamente dedicata agli scrittori italiani del XX secolo, una di saggi (anch’essi in buona parte di autore italiano) e una di albi illustrati per l’infanzia, chiamata i «Piccolini».

La gestazione è stata lunga, ma nell’aprile di quest’anno i primi volumi di Altamarea – nome che evoca il Mediterraneo, il mare comune, quasi a sottolineare l’intenzione di gettare un ponte letterario tra le due nazioni – hanno fatto finalmente la loro comparsa, con copertine a tinte forti dalla piacevolissima grafica anni Settanta e titoli cui la stampa spagnola sta dedicando una certa attenzione. «La letteratura italiana qui è quasi sconosciuta, soprattutto fra i giovani» dice Giuseppe Grosso. «Crediamo – con un certo ottimismo – che l’interesse si possa generare a partire dalla conoscenza. La curiosità mi pare che tutto sommato ci sia e si alimenti ancora dei fasti della cultura italiana del ventennio 50-70, quando l’Italia era una luce nella notte spagnola franchista. Però è appunto una curiosità nebulosa, in cui vorremmo creare dei punti di riferimento».

IL CATALOGO di narrativa, pezzo forte della casa editrice, includerà classici contemporanei come Maraini, Pavese, Moravia, Pasolini, ma anche nomi ignoti al pubblico spagnolo, come quello di Livia De Stefani, grande scrittrice siciliana scomparsa nel 1991, cui si deve La viña de uvas negras (ovvero La vigna di uve nere, apparso per la prima volta nel 1953), primo romanzo proposto da Altamarea, che lo ha corredato dell’acuta postfazione di Marta Sanz, la più interessante tra le scrittrici spagnole di oggi.

A inaugurare la saggistica è l’eccellente saggio di uno slavista genovese, Mario Alessandro Curletto, su Fútbol y poder en la URSS de Stalin (uscito nel Italia nel 2013 presso Fila 37, col titolo Spartak Mosca: storie di calcio e potere nell’Urss di Stalin), mentre Leo quería la luna di Raquel Olcos e Patricia Bernardos, una storia poetica su un bambino che vuole la luna a tutti i costi, illustrata nei toni dell’azzurro e del blu, è il primo album per l’infanzia.

E a differenza del piccolo protagonista, che coltiva un desiderio impossibile, gli editori di Altamarea riusciranno senz’altro a ottenere una luna tutta loro, fatta di lettori avidi e curiosi.