La Lega va alla conquista della Sardegna e lo fa giocando la carta del suo leader. Alla viglia delle elezioni regionali, fissate per febbraio del prossimo anno, Matteo Salvini sbarca in Sardegna per una due giorni elettorale che è iniziata ieri e che si concluderà domani con l’ufficializzazione del nome del candidato governatore del centrodestra, Chistian Solinas, segretario del Partito sardo d’azione (Psd’az). La storica formazione autonomista, fondata da Emilio Lussu, da almeno tre legislature si è spostata a destra e ora diventa un pilastro dell’alleanza conservatrice, che comprenderà, oltre la Lega e il Psd’Az, anche Forza Italia. I berlusconiani hanno cercato di resistere sino all’ultimo alla designazione di Solinas, cercando di piazzare un loro candidato. Ma i patti siglati a Roma tra Salvini e Berlusconi li hanno messi fuori gioco.

TROVATO IL LEADER, il centrodestra punta ora a vincere in una regione, la Sardegna, dove alle politiche di marzo il Movimento 5 Stelle si è imposto come forza largamente maggioritaria con il 42,48% (la coalizione di centrodestra ha preso il 31,04% con la Lega al 10,79%). Salvini ora è pronto a fare le scarpe all’alleato di governo. Ieri è arrivato all’aeroporto di Olbia, alle 15. Alle 16 primo comizio alla stazione marittima dell’Isola Bianca. Quindi trasferimento a Nuoro per un incontro con i simpatizzanti. Dalla Barbagia si è poi spostato in Ogliastra, dove a

Tortolì ha inaugurato la sede della Lega. Stamattina a Cagliari è prevista una conferenza nella sede Psd’Az. Sarà l’occasione per annunciare la candidatura di Solinas.

Alle mosse di Salvini l’M5S risponde con un ritorno al voto per la scelta del candidato governatore dopo l’uscita di scena di Mario Puddu, l’ex sindaco di Assemini che ha dovuto rinunciare alla sua corsa a causa di una condanna a un anno in primo grado per abuso d’ufficio. In vista delle elezioni di febbraio ci saranno quindi nuove «regionarie» sulla piattaforma Rousseau. Nessuna polemica per la scelta di Salvini di schierare la Lega insieme con Forza Italia per le regionali. E’ dalle settimane immediatamente successive al voto di marzo che i grillini danno per scontata un corsa solitaria verso la conquista della Regione.

SUL FRONTE del centrosinistra, per il dopo Pigliaru, sembra ormai scontata la candidatura a governatore di Massimo Zedda, ex Sel. È da un vasto schieramento di base formato da amministratori locali di centrosinistra che è stata lanciata la proposta di designare l’attuale sindaco di Cagliari alla guida della coalizione. Si sono accodati Pd, Mdp e varie forze minori di centro. Ma Zedda temporeggia. Vuole essere sicuro di avere dalla sua parte una coalizione sufficientemente ampia. Cosa non facile. Nelle scorse settimane è scesa in campo Autodeterminatzione. È un cartello formato da diverse sigle indipendentiste e autonomiste: Sardegna Possibile, Gentes, Rossomori, Sardigna Natzione, Radicales sardos, Irs, Liberu. È l’unica coalizione, allo stato attuale, ad avere un candidato governatore ufficiale: il funzionario della Commissione Ue Andrea Murgia. Zedda vorrebbe portare Autodeterminatzione dentro l’alleanza di centrosinistra. C’è una trattativa in corso, ma le possibilità di un esito positivo sembrano remote.

E POI CI SONO Sinistra italiana, Rifondazione e Pci. Le tre sigle di sinistra hanno costituito una nuova alleanza, che potrebbe tagliare i ponti con il centrosinistra e correre da sola. Se così fosse, un altro tassello di quello che è lo schema immaginato dal sindaco di Cagliari potrebbe saltare. Alla visita di Salvini in Sardegna, Sinistra italiana, Rifondazione e Pci hanno risposto annunciando per il 9 dicembre un’assemblea aperta a Potere al popolo e ai movimenti ecologisti e antimilitaristi, che in Sardegna sono forti e radicati in tutte le aree dell’isola. «È indispensabile – sostengono i promotori della coalizione di sinistra – una svolta finalizzata a riequilibrare fra loro i diversi territori della Sardegna dal punto di vista economico e sociale, con particolare attenzione alle politiche su lavoro, urbanistica, ambiente e salute». «Una svolta – dicono le tre sigle di sinistra – di cui oggi non c’è traccia nei programmi di alcuno dei possibili schieramenti annunciati». Con Zedda, quindi, si può pensare a un’alleanza solo se il sindaco di Cagliari presenterà un programma di coalizione in netta discontinuità con quanto ha fatto la giunta Pigliaru. Altrimenti Sinistra italiana, Rifondazione e Pci andranno per la loro strada.