Quotidianamente sui giornali si trovano articoli che esprimono una riflessione, un determinato punto di vista su di un argomento oppure lanciano proposte più o meno innovative riguardo a una determinata questione. Sono gli editoriali, commenti, articoli di fondo o, con l’elegante termine che si usava una volta, elzeviri. Ne sono autori, in genere, le firme più prestigiose del giornale. In passato, nel caso degli elzeviri, si trattava di scrittori famosi, spesso veri e propri virtuosi della parola. È questo genere letterario che viene in mente leggendo il libro di Ugo Cornia Scritti di impegno incivile (Quodlibet, pp. 158, euro 14).

Del resto si tratta di una raccolta di articoli, quasi tutti usciti per la «Gazzetta di Modena», come ci informa lo stesso autore nel ringraziamento ad Antonio Ramenghi, direttore del quotidiano. In realtà, però, è la struttura stessa di questi testi, la qualità della scrittura, lo stile personalissimo, il loro essere delle vere e proprie piccole prose d’arte a renderli una specie di elzeviri rivisitati, rimodellati dallo stile personalissimo dello scrittore modenese in modo tale da ricreare quasi il genere portandolo all’altezza dei tempi. La scrittura è quella solita di Ugo Cornia, comune a tutti i suoi libri: allo stesso tempo popolare e raffinatissima, avvolgente e sinuosa, ricca di rimandi, se non di citazioni, eppure sempre comica se non addirittura esilarante.

L’autore, come al solito, svolge i suoi ragionamenti in prima persona, costellandoli di anafore e paradossi, saturandoli di comicità ed ironia e dà sempre la sensazione che stia parlando al singolo lettore con i suoi apologhi filosofici, le sue storie, le sue modeste proposte.

A differenza degli altri precedenti libri di Cornia, qui i testi sono brevi e conchiusi. Non si assiste più al distendersi del ragionamento, all’approfondimento quasi maniacale dell’argomento, affrontato sotto più punti di vista, al limite anche contraddittori tra loro. In questo caso gli articoli sono lunghi non più di tre o quattro pagine, ma quello che sembrano perdere in estensione e profondità lo acquistano in densità, in concentrazione. È quasi come se le immagini si succedessero rapide, quasi fulminee portando alla risata, a volte amara, e fornendo nello stesso tempo, in continuazione spunti di riflessione a chi legge.

Gli argomenti e i temi affrontati sono molteplici. Si passa da questioni locali a problematiche nazionali o anche internazionali. Vengono così affrontati ad esempio problemi come i sensi unici per le biciclette a Modena oppure si lanciano proposte per rilanciare la cultura mettendo insieme i libri e le multe o, ancora, si suggerisce di utilizzare il sesso – non quello mercenario, ma quello che si fa normalmente tra coniugi, fidanzati, partners – per far salire il livello del Pil.

Si parla dei leader della sinistra che non si lavano, di sindaci sceriffi e di vespasiani. E di babbi natale positivi al palloncino perché hanno bevuto un goccetto, di spread, di tette e tumori al seno. Compare anche una nuova versione dei Promessi Sposi, dove i protagonisti si chiamano Renzo e Lucio. Insomma un caleidoscopo di situazioni, fatti, storie che sembrano rincorrersi, suscitando il sorriso o, più spesso, la risata vera e propria. E sempre in grado al contempo di spingere a pensare, ad interrogarsi perché capaci di far emergere senza infingimenti quello che è lo spirito del tempo. Come avviene, ad esempio, nel finale del pezzo dedicato all’Epoca berlusconiana: «Se siamo veramente alla fine dell’era Berlusconi, e se stiamo andando verso una specie di oligarchia, dove l’unica differenza sarà che non c’è più sesso e scopate al telegiornale non è una gran cosa. Se di certi assetti economici-mondiali non si può discutere perché sono dati, certi e indiscutibili tanto valeva parlare di figa e costumi sessuali delle classi dirigenti che almeno ci facciamo due risate».