Non i troppi biglietti venduti per fare cassa né i controlli miopi o compiacenti: alla radice della tragedia di Corinaldo c’è la musica e soprattutto ci sono le parole che quei malcapitati ragazzini volevano ascoltare dal vivo. Perché mai, altrimenti, fioccherebbero tante inutili polemiche sui testi di quella che doveva essere la star della serata, il trapper Sfera Ebbasta?
A preoccuparsi per le sorti delle giovani menti traviate da tale robaccia sono nonni cresciuti con la Heroine di Lou Reed e genitori che in discoteca si agitavano con le lodi alla masturbazione femminile di Prince in Darling Nikki o con l’esaltazione delle guerre tra Blood e Crips del gangsta. Se glielo ricordi ti rispondono ineffabili che in quei casi la musica era migliore: replica che per pertinenza è degna della sottosegretaria Castelli.
Non che accuse del genere siano nuove di zecca: diluviavano già ai tempi di Elvis e del suo depravato rock’n’roll. È la tentazione, sempre latente, di guidare e plasmare tanto gli imberbi quanto i cresciutelli sorvegliando e proibendo. Non solo i comportamenti ma prima ancora le parole. Tra i preoccupati, gli indignati e gli offesi figurano parecchi convinti per il resto di fare muro contro la cultura intollerante e sbirra che siede al governo. Invece, senza accorgersene, quella cultura la condividono e la nutrono.