Il manifesto della Sic 2017 potrebbe dare già una sottile indicazione dei film quest’anno in programma, robot libellula volante, disegno donato da Carmine di Gindomenico, celebre disegnatore della Marvel e Dc Comics. Il quel manifesto si delineano i contorni del futuro, come nei film che si vedranno durante la Mostra di Venezia (30 agosto-9 settembre), così come vengono raccontati dal comitato di selezione (Giona A. Nazzaro delegato generale, Abiusi, Anile, Fiorentino e Tria). Contro la tendenza che vorrebbe il cinema in crisi perenne, i film scelti vogliono rappresentare vitalità, esperienze spiazzanti, questioni di stile in primo piano.

E parecchi degli esordienti sono nomi già noti nel circuito dei corti. Il film italiano Cratere di Silvia Luzi e Luca Bellino (già autori del corto L’arte della guerra), ambientato nel mondo degli ambulanti girovaghi, sembra mettere in causa in maniera interessante lo stretto rapporto che il nostro cinema ha con il doc, Drift della tedesca Helena Wittmann promette di essere una inaudita esperienza sensoriale, Les garçons sauvages di Bertrand Mandico («questo è il nostro film scandalo») conosciuto autore di corti selezionati a Venezia e a Cannes, collaboratore di Zulawski, è un film su persone che accettano il cambiamento come forma di erotismo.

Quindi un «anomalo» film turco realizzato in scenari inconsueti Körfez di Emre Yeksan produttore al suo esordio nel lungometraggio, Sarah joue un loup garou di Katharina Wyss (Sviz/Ger) un’opera al limite tra teatro e opera con forti emozioni esistenziali, come indica il titolo vampiresco, Team Hurricane di Annika Berg (Danimarca) realizzato con Katja Adomeit coproduttrice di The Square Palma d’oro a Cannes 2017 è descritto come «una jam sesion tra persone che non sanno suonare e da cui emerge il suono del futuro». Sembrerebbe più tradizionale l’argentino Temporada de caza, non fosse che la tematica è centrata sul machismo, sul rapporto tra padre e figlio e a firmarlo è Natalia Garagiola (i suoi corti sono stati premiati alla Semaine e alla Quinzaine) una cineasta, ci assicurano, che si muove come in un incontro di wrestling, con un montaggio nervoso e inaspettato.

Nell’insieme la Settimana della critica presenta quindi un programma che lancia provocazioni e conflitti, fuori dai generi, per metà firmato da cineaste (non una scelta programmata, i film nelle selezioni per lo più si vedono senza conoscere l’autore), scelti piuttosto in ambito europeo anche senza fare troppa attenzione alle nazionalità, con una tematica d’insieme basato sulle inquietudini giovanili e i dissidi generazionali. Da Usa e Oriente pare non sia arrivato l’autore che può cambiare la storia del cinema: è da ricordare che alla Settimana sono stati scoperti autori come Reynols, Assayas, Mike Leigh Pedro Costa e Peter Mullan, Pablo Trapero, Harmony Korine e Abdellatif Kechiche, oltre agli italiani Mazzacurati, Capuano, Roberta Torre, Marra, Mereu, Molaioli. Fanno da contorno al programma «Sic&Sic» una scelta di corti italiani realizzata con Istituto Luce Cinecittà e due film fuori concorso in apertura Pin Cushion di Deborah Haywood (Uk), e in chiusura Veleno di Diego Olivares (I cinghiali di Portici), azzeccato titolo di un film ambientato nella Terra dei fuochi.