Settestella, una favola ha inaugurato l’edizione numero dieci di Segni d’Infanzia un calendario di spettacoli, un festival internazionale per le nuove generazioni. Si tratta di una favola ispirata da una raccolta di disegni non in mostra, ma che fu capace di suggerire una possibile azione scenica, per la quale Azio Corghi, richiesto di scrivere le musiche, ha suggerito fosse, più che opportuno necessario concepire e articolare un libretto, che è stato steso da Maddalena Mazzacut Mis. La storia che ne è nata racconta di una stella che cade dal cielo e finisce in un corso d’acqua, perdendo nell’urto le sue punte, cioè la sua luce, e diventando praticamente un sasso che della stella non conserva se non minime tracce a partire da residue inframettenze di bagliore. Nell’acque che scorrono c’è vita e, in varie forme, questa s’incontra con Settestella e le dà quel che può per aiutarla a vivere e a riconquistare l’identità.

Le allusioni a possibili condizioni più o meno diffuse e comuni oggi è sufficientemente chiara, ma il testo non è mai didascalico e lascia che il suggerimento sia raccolto da chi lo fa, senza obbligare nessuno nemmeno mini-brechtianamente (oops, sorry!). Azio Corghi, che è un musicista settuagenario con alcuni bei successi alle spalle, un Garagantua a metà degli anni Sessanta, tanto per ricordare, e Blimunda, scritta da José Saramago, la cui prima fu nel 90, è sempre stato uno un po’ estraneo alle baruffe teatrali degli autori. I due testi sopra ricordati crediamo siano ambedue per Ricordi, ma oggi egli fa parte di un progetto di promozione della musica contemporanea che è della Curcio.

Avremmo voluto chiedergli come mai abbia cambiato squadra, ma ci è parso un po’ imbarazzante. Sappiamo però che Ricordi ha fatto per decenni una politica contro molti autori di primaria importanza, Kagel per esempio, e riteniamo fosse perché non erano picini ortodossi. Dopo che nacquero i diritti d’autore in Italia, nell’800, si è assistito a una politica degli editori con mani in pasta che non è mai stata studiata a sufficienza, ma che ancora oggi pesa sulla vita musicale del paese. Corghi diremmo se ne sia tenuto un po’ fuori. Questa sua Settestella segue con la musica il percorso di riconquista della propria identità della stella diventata un sasso. Un tema, quello finale viene componendosi man mano che la protagonista riguadagna la propria persona grazie a quel che riceve dalla forme di vita che generosamente l’aiutano.

Non è un testo facilissimo e sarebbe stato utile che meglio si capissero le parole che dice/canta Settestella, Diana Rosa CardenasQuesta. Ma forse i bimbi sapevano già la storia per cui non hanno avuto difficoltà. In scena, con la cantante c’era soltanto una percussionista giapponese, Saya Namikawa, con vibrafono, un paio di tamburi, una canna coi sassolini e altri ammennicoli. Decisamente molto brava.