Sestograd resiste. Dopo aver mandato a casa la sindaca e cofondatrice del giglio magico Sara Biagiotti, ora può spedire il Pd all’opposizione. Lo dicono i numeri, si avverte nell’aria. E il bello è che il terremoto politico ha come unico responsabile Matteo Renzi. Che da Roma guarda con arrogante sufficienza le forze di sinistra (“Mi sembra che chi vuol dare un voto di protesta vota i Cinque stelle, non formazioni alla sinistra del Pd. Stanno tra il 4 e il 5%, contenti loro…), e poi rincara la dose nel suo bollettino. Ma qui, alle porte della “sua” Firenze, sta conoscendo una sconfitta che ancora non sembra analizzata in tutte le sue conseguenze. A partire dall’aeroporto intercontinentale made in Renzi&Carrai, vero motivo dell’esplosione di quello che appena due anni fa era il granitico Pd sestese. E ora con l’effetto collaterale di un inceneritore – accettato anni fa a patto di non uccidere definitivamente la Piana con il raddoppio dell’aeroporto – che a questo punto potrebbe finire anch’esso nella pattumiera. Per rifiuti speciali.

I numeri sono chiari. L’ex vicesindaco Lorenzo Zambini, che secondo i sondaggi Swg dei dem correva sulla forchetta 49-52%, ha preso il 32,6%. In soli ventiquattro mesi si è volatilizzato più del 30% dei voti Pd. Andati, a guardare le preferenze, a quei sette consiglieri (su otto) che sfiduciarono Biagiotti, e che espulsi dal partito ora hanno corso con Sinistra italiana. Una Si che porta al ballottaggio Lorenzo Falchi, autore di un exploit da 27,4%. E con la Sesto bene comune di Maurizio Quercioli, arrivata al 19,2% con l’aiuto di Rifondazione, Possibile e Al, il cui programma elettorale è al 95% quello di Falchi. Entrambi con il doppio no all’aeroporto e all’inceneritore, argomenti dominanti della campagna.

Chiamato a una missione quasi impossibile, Zambini se la prende con gli ex di partito e con il vecchio sindaco Gianassi, anche lui oggi in Si: “Questo tentativo gianassiano di restaurazione della vecchia classe dirigente sarebbe devastante per la città, riproiettandola nell’isolamento, nelle incoerenze e nello stallo permanente”. Pronta la replica, dopo due anni di silenzio, di Gianassi: “Fra quindici giorni potremo vincere, potremo perdere. Però resta il fatto politico: Sesto Fiorentino non è il Quartiere 6 di Firenze, non si può venire a dare gli ordini a una comunità”.

Falchi assicura, anche al Tg3 toscano, il rispetto del programma: “Non abbiamo intenzione di molLare di un millimetro, né sull’aeroporto né sull’inceneritore”. Parole apprezzate da Maurizio Quercioli, ex Pci rientrato in politica, dopo ben 24 anni, proprio per contrastare le due contestatissime grandi opere. “C’è già la certezza che l’inceneritore non si farà, visto che le quattro liste contro l’impianto hanno una maggioranza schiacciante”. Già, perché contro Case Passerini ci sono anche il M5S con il suo 10%, e il centrodestra il cui 10,8% se ne andrà al mare, parola della candidata Maria Tauriello.

Quante spine per il Pd in Toscana: è in difficoltà a Grosseto (Antonfrancesco Vivarelli Colonna del cdx al 39,5%, Lorenzo Mascagni del csx al 34,5%), ed è costretto al ballottaggio anche a Cascina, Sansepolcro, Montevarchi e Altopascio, dove almeno qui partiva da sfidante. Chiosa Enrico Rossi: “Questo risultato non è per niente entusiasmante, il Pd va indietro rispetto alle regionali, va indietro rispetto alle europee in modo incomparabile, e anche rispetto alle amministrative. È una situazione non semplice”. Soprattutto a Sesto Fiorentino. Sestograd.