Trio d’eccezione è quello formato dal cantante e attore Peppe Servillo, dal sassofonista Javier Girotto e dal pianista Natalio Mangalavite, che si ritrova ad avere un album in uscita dopo sei anni di silenzio. Tanto è il tempo trascorso da Futbol (editato dalle edizioni musicali de il manifesto) a questo nuovissimo Parientes (SudMusic/Egea Music). Balza immediatamente all’ascolto come a farla da padrona nelle canzoni sia la componente narrativa; i brani aggrumano autentici microcosmi esistenziali, brulicanti di umanità e storie minime: di vita vera. Qui, in un andirivieni Napoli-Buenos Aires-Napoli s’affacciano le parole d’ordine dell’emigrazione più schietta e meno disperata, quella che trova la forza di ridere e che mette «la cravatta della festa» e tornando dalla messa non si vergognerà d’avere fame e imbandire un altro desco con il ragù appena tolto dalla fiamma.

La chiave per entrare dal portone principale di Parientes, fascinoso basso napoletano aggettato idealmente sul paese del tango che Borges chiamava «un pensiero triste che si balla», la consegna proprio Peppe Servillo, in una delle pause del suo frenetico e poliedrico girovagare artistico: «Il segreto del nostro trio sta nel non esserci mai lasciati. I dischi, le registrazioni possono attendere anche anni, ma i concerti li abbiamo e li continueremo sempre a fare, anche in mezzo agli impegni di ognuno».

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Tra date estive che roderanno o come dice lo stesso Servillo «lubrificheranno» le canzoni, i futuri impegni fra i tanti i malvagi panni di Peachum nella nuova edizione dell’Opera dei tre soldi di Brecht al Piccolo Teatro, e la partecipazione a fine luglio al Volterra Teatro Festival nella performance collettiva de La fabbrica sospesa, allestita in solidarietà ai 200 operai minacciati di licenziamento dalla chiusura della Smith di Saline di Volterra. Parla con orgoglio di Parientes: «Il disco, in un certo senso, finalizza il repertorio che è stato approfondito dal nostro personale percorso musicale». E non solo, come è nel caso specifico Parientes. «Infatti, non va dimenticato che siamo un gruppo di persone italiane e argentine e il cd è il nostro biglietto da visita per andare a fondo in questioni che ci riguardano molto da vicino».

Sono robe di famiglia, di quelle famiglie che uniscono genitori e nonni, fratelli e sorelle, zie e nipoti, che allargano il loro ventaglio generazionale al di qua e di là dell’Oceano in una batteria emotiva di rara suggestione. Servillo parla di memoria popolare e aggiunge che: «Javier e Natalio rappresentano la dimensione argentina e da tre generazioni del trio». «Il loro conservare memorie storiche familiari annulla le distanze; nel tornare in Italia i loro racconti, fatti di memoria, prendono forme di creature vive».

Naturalmente, è prima Napoli e poi Buenos Aires e ancora Napoli. Due città che la voce del cantante degli Avion Travel teatralizza nell’ambientazione quotidiana dei personaggi che in fin dei conti così mostrano, ancor più del loro modo di vivere e stare al mondo, coscienza etica e politica: «Resto per repertorio un cantante teatrale, sia nell’interpretazione sia nella ricerca della giusta espressione che si traduce nella rielaborazione di temi popolari». «Ho cercato di assecondare modi antichi perché mi sembrava questa la giusta distanza. Ma c’era una musicalità da assecondare, argentina sì, ma anche napoletana. Basta pensare al robivecchi incazzato con il mondo che è figura tipica in parecchie circostanze dei cosiddetti tanos». Il diminutivo di «napoletanos»: «Sì, come venivano chiamati gli italiani in Argentina».