Un botta senza precedenti che cambia tutto. Certo ci sono le attenuanti generiche e anche quelle specifiche. Le prime riguardano il clima nel paese, la forza della destra sconfitta nel palazzo non certo nelle società italiana, la litigiosità nella coalizione di governo, le scissioni, le difficoltà a ritrovarsi del campo progressista e quelle a spiegare al paese gli elementi di lieve controtendenza presenti nella manovra economica del governo Conte.

Le attenuanti specifiche riguardano l’Umbria, le inchieste, gli scandali e una coalizione costruita con poco tempo a disposizione. Ma è inutile nasconderci dietro un dito, di fronte a una sconfitta di queste proporzioni bisogna andare in profondità nella critica per capire davvero cosa non ha funziona. Ci sono due aspetti, prioritari su ogni altra considerazione.

Il campo progressista non esprime una sua riconoscibilità specifica. Se vai in un mercato e chiedi cosa vuole Salvini tutti sanno rispondere, se chiedi cosa vogliono i democratici nessuno risponde la medesima cosa.  Non si capiscono i valori di fondo né i punti programmatici bandiera, quelli intorno ai quali si può e si deve ricostruire una identità forte.

Non si può dire che stiamo al governo per il bene del Paese perché non lo capisce nessuno e perché a occhio il paese non ci sta chiedendo nulla.  Si sta al governo in una alleanza difficile per fare delle cose: un grande piano assunzionale per sanità, scuola, servizi pubblici in generale. Una proposta con cui coniugare lavoro giovani parità di genere (50% devono essere donne) qualità dei servizi.

Solo per fare un esempio. 500mila nuovi assunti in tre anni (dati forniti dall’ex ministro Bongiorno) capaci di trasformare la pubblica amministrazione in soggetto promotore di nuova logistica, transizione ecologica, messa in sicurezza del territorio e cura delle persone.  Garantire un piano massiccio di investimenti in conoscenza innovazione università e ricerca.

Sollecitare la conversione ecologica dell’economia e del Sistema produttivo premiando chi riduce la propria impronta ecologica e colpendo anche fiscalmente chi continua ad inquinare. Tre bandiere che rimandano ad una visione del mondo.  E biografie credibili, coerenti con il profilo che si intende scegliere.
Le parole se le porta il vento, l’unica cosa convincente è la coerenza tra ciò che si afferma e le cose che le persone indicate per gestire quelle bandiere hanno fatto fino a quel momento.

Tre cose tre. E su questo giocarsi tutto, la continuazione del governo o la sua rottura. Senza balbettii, silenzi, tattiche o richiami ad una astratta responsabilità nazionale. Non si sta al governo controvoglia, si sta convinti, per realizzare cose utili per gli italiani. Altrimenti meglio il voto. La seconda riguarda il nostro modo di organizzarci.

Il campo progressista e il Pd vanno rifondati da cima a fondo, in maniera radicale, il rischio di marginalizzazione è davanti ai nostri occhi.  Serve una Bolognina capace di mettere in discussione tutto. Basta parlare del Pd, basta risse, correnti, basta rifugiarsi in alleanze salvifiche.

Non è sommando due debolezze che ce la caviamo. E lo dico io che ho auspicato e continuo a credere nel rapporto con il movimento 5 stelle.  Ma questo dialogo non risolve il chi siamo noi, a quale parte della società vogliamo parlare, quale sistema valoriale esprimiamo. Si rafforza il rapporto con il governo e il movimento 5 stelle se portiamo nel palazzo un pezzo inascoltato e disilluso della società italiana. Come gli insegnanti della scuola pubblica ad esempio.
Decidere a cosa serviamo e assumere una modalità organizzativa conseguente. Il partito è un mezzo, se diventa un fine produce burocrazia, conservazione, autoreferenzialità e nicchie di potere.

Dovremmo produrre questo scatto, non farci trovare sempre e solo dove Salvini ci aspetta, e dovremmo farlo in fretta. Non basta il buon senso, soprattutto in una società frammentata, livida, che ha perso in larga parte della sua composizione il senso della misura. Serve uno shock politico culturale e organizzativo ora.
Prima delle prossime regionali. Prima che sia troppo tardi.
*europarlamentare lista Pd