Nicola Fratoianni, la vittoria del Sì al referendum e il pareggio alle Regionali: da sinistra come valuta il risultato elettorale?
La vittoria del Sì, pur davanti alle tante e buone ragioni del No al taglio dei parlamentari, è la coda di una lunga stagione che ha lavorato sulla svalorizzazione della politica, prima ancora che del parlamento. Ha molte madri e padri, non solo il M5s perché è partito dall’indebolimento dei corpi intermedi, non solo dei partiti. Mi auguro che, anche grazie ad un risultato del No molto superiore alle previsioni, con questo voto un ciclo si chiuda e si possa ricominciare a parlare di politica a partire dall’emergenza dei contrappesi al taglio dei parlamentari in grado di ridurre le storture del pluralismo, iniziando da una legge elettorale pienamente proporzionale. Quanto alle Regionali, la destra continua a manifestare la sua forza strappando un’altra regione come le Marche, ma iniziano a vedersi le incrinature della narrazione salviniana su migranti ed Europa con smottamenti interni sia sul fronte interno con Zaia che nella coalizione. Il risultato complessivo certamente rafforza il governo e il Pd.

Nicola Fratoianni

In tutto questo quadro però la sinistra – nelle sue troppe e diverse proposizioni – risulta non pervenuta.
Ci sono risultati diversi, alcuni positivi come in Puglia dove siamo al 4% o il consigliere Pastorino che dovrebbe essere confermato in Liguria, ma oggettivamente il risultato è deludente. È figlio in primo luogo di una ormai insopportabile frammentazione con simboli diversi anche all’interno della stessa regione: serve omogeneità anche per potersi organizzare, dare battaglia ed essere riconoscibili. In più c’è un problema di collocazione: già dopo le Europee avevo sostenuto che davanti a questa destra, a questa internazionale nazionalista serviva creare un’alleanza con una proposta più avanzata possibile puntando su giustizia ambientale e sociale, due corni indissolubili.

[do action=”citazione”]Il referendum è la coda di una lunga stagione. Basta frammentazione: uniamoci partendo da transizione green e riduzione d’orario. Ora il Pd ci aiuti a cambiare i decreti sicurezza[/do]

Oramai anche nei sondaggi avete nomi diversi: alcuni istituti stimano Sinistra Italiana, altri solo la Sinistra, alcuni i Verdi, altri vi mettono insieme… Ma mai sopra il 4%.
L’unico modo per risolvere la confusione: serve un processo rapido e ambizioso, una presa in carico che ambisca a rappresentare uno spazio politico della sinistra ecologista, mettendo assieme le esperienze positive sul territorio.

Vi abbiamo lasciato con «l’assemblea virtuale» di fine luglio che doveva far nascere «la cosa rosso-verde». Ci sono nuovi appuntamenti?
In questi mesi abbiamo continuato a lavorare, seppur a distanza per questa fase disgraziata che speriamo passi presto. Il percorso continua e mi impegno personalmente a convocare nelle prossime settimane un appuntamento per costruire finalmente un soggetto di sinistra ecologista che punti sull’innovazione a partire dalla battaglia sul clima e sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.

Pur sommando sinistra e verdi nessun sondaggio vi dà sopra il 4%: un valore residuale che vi metterebbe fuori dal prossimo parlamento con la proposta di legge elettorale incardinata dalla maggioranza con soglia al 5%.
Lo sbarramento è ridicolo, non solo per un principio di realtà rispetto al nostro attuale potenziale. Continuare ad escludere la rappresentanza di milioni di persone è un errore grave per tutta la politica.

Nella proposta del M5s si parla di «diritto di tribuna»…
Qua non si tratta di conservare qualche posto in parlamento. Anche questa proposta è il frutto avvelenato della regressione del dibattito politico avuta con il maggioritario. Un proporzionale compiuto è il modo migliore per far ripartire una politica che organizzi l’intera rappresentanza e arrivi a compromessi alti, figli anche del conflitto.

L’esito elettorale può favorire questo processo? In parole povere: un Pd con un Zingaretti più forte può aprire qualche spiraglio – a partire dal cambiamento dei decreti sicurezza di Salvini – a sinistra e favorire un’alleanza?
Di sicuro la stabilizzazione del quadro politico ci può aiutare. All’alleanza delle forze progressiste io voglio lavorarci non solo per un principio di realtà – i voti nostri sono pochi per fermare la destra – ma in vista anche delle tante partite amministrative del 2021 quando si voterà a Roma e Milano. Perché questo percorso abbia successo però serve che alle parole di Zingaretti seguano in fretta i fatti. Sui decreti sicurezza è stato fatto un lavoro positivo, ora è tempo di portarlo a termine. Ma penso anche a come usare le risorse del Recovery Fund per la transizione ambientale e un welfare più esteso. Insomma, per ridare futuro alla sinistra.