Il Governo di accordo nazionale (Gna) ha chiesto un intervento Onu in Libia per proteggere i pozzi petroliferi. L’esecutivo, guidato da Fayez el-Serraj, non ha ancora ottenuto il voto di fiducia del parlamento di Tobruk ed ha incontrato non poche resistenze tra gli islamisti del Congresso nazionale generale (Cng) di Tripoli, i cui deputati si sono trasferiti a Misurata. Nonostante ciò appena insediatosi nel parlamento di Tripoli, ha messo nero su bianco la richiesta di un intervento internazionale in LIbia rivolta all’Onu, ai Paesi europei e ai Paesi africani confinanti. Il Consiglio ha anche espresso preoccupazione per gli avvertimenti ricevuti dalla Compagnia petrolifera nazionale (Noc) di possibili attacchi ai terminal petroliferi.

I giacimenti di petrolio, in particolare nella zona di Mellitah, sono stati per mesi il primo obiettivo dei jihadisti in cerca del controllo del mercato petrolifero. Al centro dello scontro in questa fase c’è la milizia Petroleum Protection Guard di Ibrahim Jadran. Fin qui i miliziani di Jadran avevano appoggiato l’auto-proclamatosi capo delle Forze armate della Cirenaica, Khalifa Haftar, per poi cambiare casacca e sostenere nelle ultime settimane il Gna di el-Serraj.

I miliziani di Jadran hanno contrastato gli attacchi degli ultimi giorni dei jihadisti dello Stato islamico (Isis) a Sirte. In particolare, Isis avrebbe preso il controllo del checkpoint 52 nel terminal petrolifero di Marsa Brega. Negli scontri in corso sarebbero rimasti feriti decine di miliziani della Petroleum Protection Guard, incluso Jadran. Dall’inizio di aprile le autorità libiche hanno evacuato il personale di tre giacimenti di petrolio per evitare che diventassero bersaglio di Isis. Le compagnie petrolifere internazionali hanno puntato tutto sulla capacità di sorveglianza di Jadran per difendere i pozzi di petrolio dalle incursioni dei jihadisti.

Contemporaneamente all’indebolimento della sua milizia, la Noc ha denunciato di aver sventato la tentata esportazione illegale di petrolio dalla città di Baida in Cirenaica attraverso la compagnia della Libia orientale, Agoco. Un’azione simile era costata la testa dell’allora premier, Ali Zeidan, che non aveva saputo fermare la vendita illegale di petrolio per il cargo nord-coreano Morning Glory.

Sembra quindi avvicinarsi un intervento internazionale, a guida Onu e richiesto dal Gna, con il pretesto, non tanto dei migranti o di Isis, ma della sicurezza dei terminal petroliferi. Su questo, c’è stata ieri una conversazione telefonica tra al-Serraj e il premier italiano Matteo Renzi. «Sulla Libia, c’è una disponibilità rilevante da parte della comunità internazionale. C’è il pieno sostegno allo sforzo del governo di Serraj», ha ammesso Renzi ai margini del G5 di Hannover in Germania. In merito alla questione dei flussi migratori provenienti dalla Libia, Renzi ha aggiunto che un accordo ridurrebbe il traffico dei migranti. Alcuni politici del Gna avevano auspicato che venisse siglata con Tripoli un’intesa simile all’accordo tra Ue e Turchia.

«Se in Libia si consolida il governo, potremo mettere la parola fine all’emergenza», ha concluso Renzi. Ma è tutta la comunità internazionale a puntare su al-Serraj. Anche il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha parlato di «stabilizzazione della Libia». Ha ammesso che ci sarà uno sforzo comune per sostenere il consolidamento del Gna. Da parte sua, il presidente Usa, Barack Obama, ha ringraziato il Qatar per il sostegno che sin qui ha assicurato al Gna di al-Serraj. La componente islamista è rappresentata nel governo unitario con la vice-presidenza di Ahmed Maitig.

Per il britannico Daily Mail, insieme alla missione Onu di peace-keeping, l’esercito inglese sarebbe già pronto ad attaccare l’Isis a Sirte. In questo modo gli inglesi si unirebbero ai raid aerei francesi, già attivi nell’area. Ma per al-Serraj resta sempre l’incognita del voto di fiducia del parlamento di Tobruk. Per questo l’inviato Onu, Martin Kobler, ha chiesto per la settima volta al parlamento della Cirenaica di votare la fiducia per al-Serraj. 102 deputati si erano detti pronti a sostenere al-Serraj nonostante l’opposizione di Haftar. Il generale, sostenuto dal Cairo, avrebbe ricevuto nelle ultime ore rifornimenti di vetture, carri armati e armi dall’Arabia Saudita.