Due giorni in campo per Giulio. Per invocare la verità, anzi pretenderla, per non consentire all’Egitto di dar seguito all’operazione-depistaggio, alla luce delle notizie di ieri che contraddicono la versione ufficiale del Paese africano secondo cui i servizi di sicurezza non avrebbero arrestato il ricercatore italiano.

La Serie A, assieme alla Serie B da domani a domenica sosterrà la causa Regeni, con i giocatori che mostreranno lo striscione “Verità per Giulio”. Un tam tam collettivo partito nei giorni scorsi, dal web all’Università, alla stampa (il New York Times che chiedeva all’Europa di rivedere i rapporti con Il Cairo), alla cultura e che trova nel calcio il più potente megafono per riproporre sul tavolo mediatico l’incredibile vicenda umana di Giulio. E quindi, striscione con slogan «Verità per Giulio», esaudita la richiesta arrivata al pallone da Coalizione italiana per i diritti e le libertà civili, Antigone e Amnesty International. Perché il pallone è virale, finisce nelle tv di tutto il mondo, anche quello italiano, che spesso sceglie deliberatamente di coprirsi di ridicolo, è ancora una chiave per entrare nelle case di altri Paesi. E quindi sensibilizzare, porre la questione, attivare le coscienze.

Lo stesso avveniva 11 anni fa, attraverso Serie A e B (ma anche Serie C e D) che recapitavano al mondo arabo, appassionato dei campioni italiani come Buffon, Del Piero e Totti su Al Jazeera, il grido «Liberate Giuliana, donna di pace», slogan per Giuliana Sgrena, inviata de il manifesto, rapita in Iraq.

Ma stavolta hanno aderito anche altri sport, anche prima del calcio, dalla pallavolo al rugby, con striscione in campo prima dell’inizio delle partite, sostegno alla richiesta collettiva d’impegno che è partita il 31 marzo dalle pagine del Manifesto, per riuscire ad arrivare ai fatti realmente accaduti sulla morte di Regeni, dopo oltre due mesi di silenzi e ricostruzioni non veritiere. Ma in questa vicenda, anche nello sport che si è schierato compatto per Regeni, c’è spazio anche per il business. Come il governo italiano cerca di sostenere la causa di verità per il ricercatore triestino provando a non compromettere i rapporti commerciali con l’Egitto (Eni trivella nell’immenso giacimento di gas Zohr, terzo pozzo completato, a breve si inizia con il quarto) pare si trovi in un certo imbarazzo la Roma per la posizione di Mohamed Salah, freccia egiziana nello scacchiere di Spalletti ma anche prossimo testimonial turistico del governo egiziano. Nei giorni scorsi rumors – riportati anche dal Corriere.it – segnalavano Salah in uscita dalla Roma (con smentita immediata del club) per il clima pesante tra Italia ed Egitto.

Ma è ancora più recente la volontà della società giallorossa di non partecipare, o meglio partecipare in forma diversa al week end per Regeni. Forse mostrando prima della sfida di lunedì 25 aprile contro il Napoli lo striscione «Verità per Giulio» dai maxischermi dell’Olimpico, oppure farlo sfilare nelle mani di bambini, non dei calciatori, sollevando dall’imbarazzo l’egiziano. Perché la società giallorossa, come Salah, avrebbe in piedi una trattativa con il Ministero del turismo egiziano.

Quindi, c’è incertezza sul comportamento di Salah (ma anche su quello della Roma, nessuna decisione è stata ancora presa), che al Basilea si era rifiutato di stringere la mano agli avversari del Maccabi, ritenuti simbolo del sionismo. Indosserà la maglia che richiama a una pagina vergognosa per il suo Paese? Il caso esiste, eccome, a Il Cairo, con il governo egiziano non più in grado di nascondere le continue violazioni dei diritti umani da quando Al Sisi è al potere.