La puntata di oggi del serial Brexit dovrà svelare la soluzione dell’ultima suspense: il Consiglio europeo a Bruxelles dovrà rispondere alla richiesta della premier britannica, Theresa May, su un’estensione della data del Brexit al 30 giugno prossimo, per evitare l’uscita brutale venerdi’ 12 aprile con un no deal (ultima data dopo lo slittamento della scadenza del 29 marzo). Ieri, Theresa May con un doppio blitz a Berlino e poi a Parigi, dove ha incontrato prima Angela Merkel poi Emmanuel Macron, ha cercato ancora di dividere il fronte Ue, sperando in una comprensione tedesca di fronte a una supposta intransigenza francese. Ma ha trovato nelle due capitali un solo discorso: i britannici ci dicano cosa vogliono e si impegnino a rispettare alcune clausole, per ottenere l’estensione. La Ue sembra propendere per un’estensione ancora più lunga, fino al 31 dicembre di quest’anno, perché non c’è speranza di avere a breve un accordo di Londra sul testo di divorzio, negoziato per più di due anni e votato dai 27 alla fine del 2018 (che ha già ricevuto tre bocciature a Westminster). La Ue pone delle condizioni precise: la Gran Bretagna deve organizzare le elezioni europee (difatti si sta preparando, per un voto il 23 maggio) se non c’è la firma sull’accordo entro il 22 maggio; Londra deve sottoscrivere un “codice di buona condotta”, impegnarsi cioè a non rendere la vita della Ue “un inferno”, come hanno minacciato dei conservatori; gli europei chiedono che l’accordo di divorzio non venga rimesso in discussione ma che le trattative si concentrino sulla dichiarazione sulle relazioni future; infine, May deve presentare un “piano credibile” politicamente, per ottenere l’estensione.

Ieri, Theresa May non ha incontrato a Berlino un clima favorevole. Per il ministro degli Affari europei, Michael Roth, “assolutamente nulla è cambiato” nelle proposte britanniche e da parte Ue “non c’è una volontà illimitata di discutere sull’estensione se non c’è un sostanziale progresso da parte della Gran Bretagna”. Stessa posizione del primo ministro olandese, Mark Rutte, che ha parlato ieri con May al telefono: “la risposta positiva” alla richiesta di estensione di May “dipende dall’assicurazione su una cooperazione sincera” con la Ue nel periodo di transizione. La nuova sottosegretaria francese agli Affari europei, Amélie de Montchalin (che ha sostituito la ministra Nathalie Loiseau, capolista En Marche per le europee) riassume: “la Gran Bretagna ha chiesto un’estensione. La posizione francese non è cambiata: consideriamo la richiesta non ancora accolta né automatica. E’ molto importante che questa domanda sia abbinata a un piano politico chiaro”. Il negoziatore Ue, Michel Barnier, che ieri a Lussemburgo ha incontrato i ministri degli Esteri Ue, ha affermato che la “seconda estensione dipenderà dalle giustificazioni presentate da Theresa May” al Consiglio europeo di oggi. Barnier ha precisato: “un no deal non sarà mai una decisione Ue, sarà la responsabilità della Gran Bretagna, che deve dire cosa vuole”.