L’ennesimo rapimento di cittadini stranieri in Burkina Faso da parte di milizie armate è finito ieri nel peggiore dei modi. Malgrado le notizie ancora frammentarie sull’evoluzione dell’agguato in cui lunedì erano stati sequestrati due giornalisti spagnoli, un cittadino irlandese e un membro delle forze di sicurezza burkinabè, in attesa del comunicato ufficiale delle autorità i primi report parlavano già di tre corpi di carnagione chiara trovati senza vita non lontano dal luogo in cui il giorno prima erano stati prelevati gli ostaggi.

Per quanto riguarda i due spagnoli, la notizia che ancora nel pomeriggio la ministra degli Esteri di Madrid, Arancha Gonzalez Laya, dava per «molto probabile» è stata confermata poco dopo dal premier Sanchez: David Beriain e Roberto Fraile sono stati uccisi. Stavano girando un documentario, per conto di una ong impegnata nella difesa della fauna selvatica, al seguito di una brigata mista formata da militari, guardie forestali e attivisti ambientali, messa in campo per contrastare le attività di bracconaggio nella riserva naturale della foresta di Pama. Con loro viaggiava anche un irlandese, esperto di conservazionismo secondo i media di Dublino, la cui identità però non è ancora stata resa nota.

Sul convoglio che percorreva la strada tra Fada N’Gourma e Pama, nell’est del Burkina Faso, sarebbe piombato un commando a bordo di motociclette. I miliziani si sono poi dileguati con le armi, i pick-up, le attrezzature tecniche, un drone e i quattro ostaggi, lasciando a terra diversi feriti.

Le modalità dell’attacco sono quelle abitualmente adottate dalle milizie jihadiste attive nella regione. Lo è molto meno l’uccisione dei rapiti, che in genere vengono usati come moneta di scambio. Anche per questo sono ancora in corso verifiche sul messaggio audio con cui il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Gnim), organizzazione di fede qaedista, hanno rivendicato l’azione.

Le due vittime accertate avevano lavorato spesso in contesti difficili. David Beriain, 44 anni, era noto per i suoi documentari sul narcotraffico latinoamericano, la camorra e altre realtà criminali, era stato premiato per le rare immagini dall’interno di un accampamento delle Farc in Colombia e dirigeva la casa di produzione 93 Metros. Fraile invece era un cameraman esperto che aveva lavorato in molti scenari di guerra, rimediando anche una ferita a Aleppo per l’esplosione di un ordigno.