Una decisione attesa ma che può segnare una svolta nella storia dell’Ilva di Taranto.

Il gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo ha infatti sbloccato nella giornata di lunedì gli 1,2 miliardi di euro sequestrati nel maggio 2013 ai fratelli Emilio (morto nell’aprile 2014) e Adriano Riva e a due consulenti accusati di truffa ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di beni. Il gip ha accolto la richiesta dei tre commissari straordinari dell’Ilva Gnudi, Carrubba e Laghi.

L’operazione è prevista dall’ultima legge «salva Ilva», così come dalle leggi 89/2013 e 6/2014. Ma mentre i provvedimenti precedenti ne disponevano diversamente l’uso – quella del 2014, ad esempio, all’aumento di capitale dell’Ilva -, l’ultima indica invece come obiettivo unico l’attuazione del piano ambientale.

Ora i commissari potranno emettere obbligazioni pari all’importo sequestrato, che saranno intestate al Fug (Fondo Unico di Giustizia) e per conto dello stesso a Equitalia Giustizia spa quale gestore. La misura cautelare del sequestro penale sulle somme si convertirà in sequestro delle obbligazioni di prossima emissione.

Prossimo passaggio tecnico è che l’ordinanza del gip venga inoltrata alla magistratura elvetica la quale, a sua volta, la notificherà alla banca Ubs di Lugano dove i soldi sono custoditi.

Il «tesoro» dei Riva si trova nelle casse delle banche svizzere Ubs e Aletti (gruppo Banco Popolare) ed è intestato a 8 trust domiciliati sull’isola di Jersey, paradiso fiscale inglese. Dopo di che l’istituto di credito farà rientrare i fondi in Italia in modo da essere impiegati per la sottoscrizione delle obbligazioni.

Attualmente sono su conti italiani 120 milioni di euro (60 liquidi e 60 in titoli) del sequestro Riva e già presso il Fug: questo permetterà ad Ilva di emettere le prime obbligazioni incassando le relative somme.

Inoltre, sugli 1,2 miliardi ammonterebbero a non più di 800 milioni di euro le somme liquide. E’ probabile che i legali di Adriano Riva presenteranno un ricorso in Cassazione, ma ciò non impedirà l’esecuzione del provvedimento.

Le somme sequestrate ai Riva si andranno ad aggiungere ai 400 milioni di euro di finanziamenti (300 saranno erogati da Cassa Depositi e Prestiti gli altri 100 da Banca Intesa e Banco Popolare) coperti dalla garanzia dello Stato (proprio lunedì la Corte dei Conti ha dato l’ok al decreto del Mef in materia), e ai 156 milioni provenienti dal contenzioso Fintecna.

Infine ieri nuova udienza del processo sul disastro ambientale dell’Ilva denominato ‘Ambiente Svenduto’. Il procuratore aggiunto Pietro Argentino, ha chiesto 2 anni di reclusione per don Marco Gerardo, all’epoca dei fatti segretario personale dell’ex arcivescovo Benigno Luigi Papa, accusato di favoreggiamento nei confronti dell’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà.