Sono da poco passate le 13 e 30 quando il rumore di un elicottero militare, un Super Puma dell’aeronautica militare spagnola, rimbomba fra le montagne della Sierra de Guadarrama. A circa sessanta chilometri da Madrid, presso il grande monumento del Valle de los Caìdos, la valle dei caduti, i resti di Franco, il dittatore che ha tenuto la Spagna sotto un sanguinoso regime dal 1939 al 1975, sono stati appena esumati e il feretro viene trasportato in elicottero al cimitero di El Pardo-Mingorrubio, alle porte di Madrid, dove è sepolta anche Carmen Polo, la moglie. Lì la famiglia Franco, una ventina di persone in tutto, che ha accompagnato il processo di esumazione fin dalla mattina nella basilica, dove le autorità gli hanno impedito di portare la bandiera franchista all’interno, assisterà alla nuova tumulazione e a una piccola cerimonia religiosa, che metterà fine al processo.

L’ELICOTTERO DECOLLA, passa vicino alla gigantesca croce di granito che sovrasta il monumento, poi si allontana verso Madrid. La Spagna, ha appena messo fine a un’anomalia che non poteva essere tollerata più a lungo, e che viene risolta tardivamente. A seguire l’evento centinaia di giornalisti, sia spagnoli che internazionali, assiepati nei pressi della Valle de los Caìdos, transennata e chiusa al pubblico.

All’interno del monumento possono entrare solo pochi autorizzati. Per qualche minuto compaiono sugli schermi delle televisioni di mezza Spagna i manifestanti franchisti, che con le bandiere pre costituzionali (quelle con l’aquila nera), hanno voluto salutare il loro caudillo, al grido di «Viva España», ma la manifestazione non è autorizzata. Più consistente il drappello di franchisti che aspetta l’arrivo del feretro a Mingorrubio, dove compare anche il golpista Tejero, il colonnello che cercò di ripiombare la Spagna nel fascismo in un drammatico tentativo di colpo di stato avvenuto il 23 febbraio del 1981. Insieme a lui circa 250 manifestanti franchisti, con braccio teso e grida di «Viva Tejero!».

Intorno alle 15, quando ormai il corpo di Franco è stato nuovamente sepolto nella cappella privata di famiglia, nello stesso cimitero in cui riposano altri gerarchi del franchismo come Carrero Blanco, o il dittatore dominicano Trujillo, il presidente ancora in carica Pedro Sànchez parla in conferenza stampa.

«Si mette fine a un affronto morale, l’apologia di un dittatore in uno spazio pubblico, e si fa un passo in più verso la riconciliazione», sono le parole del leader socialista, per il quale l’esumazione del dittatore era stata fin da subito uno dei principali cavalli di battaglia, fin dal giugno del 2018. Passati 16 mesi, dopo innumerevoli ostacoli dovuti soprattutto all’opposizione della famiglia Franco ma anche a quella del priore dell’abbazia benedettina che controlla la Valle de los Caìdos, Sànchez ha messo a segno una vittoria che potrebbe rivitalizzare il suo elettorato alle elezioni anticipate del 10 novembre prossimo. Anche se ieri si sono levate critiche, dall’Associazione per il recupero della memoria e dalla sinistra, per la partecipazione alla cerimonia solenne di alcuni rappresentanti del governo.

ERA IL 1940 quando Franco, vincitore della sanguinosa guerra civile spagnola, ordinò la costruzione di un enorme monumento che celebrasse la vittoria «nazionalista» sui repubblicani. L’obiettivo era «rendere omaggio» alla sua «gloriosa crociata», così la definì, contro chi aveva difeso la Seconda Repubblica.

Diciannove anni dopo, il primo aprile del 1959, Franco inaugurava l’enorme monumento, caratterizzato da una grande croce di granito alta centocinquanta metri, visibile da decine di chilometri di distanza. Nella gigantesca costruzione, in una austera spianata circondata da boschi e picchi di granito, venivano sepolti i resti di oltre trentatremila persone morte nella guerra civile spagnola. Fra questi anche i resti di migliaia di repubblicani, prelevati dalle fosse comuni «a casaccio», senza che i familiari ne sapessero niente. Il monumento alla vittoria di Franco, costruito peraltro con la fatica immane di migliaia di operai, molti dei quali erano prigionieri politici, oppositori, repubblicani, diventava così anche un mausoleo.

Il 23 novembre del 1975, tre giorni dopo la sua morte, Franco veniva seppellito in una tomba situata proprio sotto la gigantesca croce di granito, in una basilica scavata nella roccia, alla quale si accede con un lungo tunnel sotterraneo. La Valle de los Caìdos diventava così meta di pellegrinaggio per franchisti, nostalgici della dittatura e gruppi neo fascisti.

FINALMENTE, nel dicembre 2007, il governo Zapatero intervenne con la Ley de Memoria Historica. La legge, che prevedeva fra l’altro la rimozione dei simboli franchisti ancora diffusi nel paese e il cambio di nome alle strade ancora intitolate ai gerarchi del regime, stabiliva che nel Valle de los Caìdos potevano rimanere solo i resti mortali dei caduti nella guerra civile, in un luogo «di commemorazione, ricordo ed omaggio alle vittime del conflitto». Venivano inoltre proibite le cerimonie e le manifestazioni franchiste dentro il monumento. Qualche anno dopo venne istituita, sempre dal governo Zapatero, una commissione di esperti che nel 2011 arriverà a questa conclusione: Franco va esumato, perché è l’unico fra i 33.847 sepolti, a non essere morto in guerra.

Passano ancora gli anni, e al governo torna la destra del Partido Popular, con Mariano Rajoy. La parola d’ordine di quegli anni sarà «non è una priorità», che nei fatti diventa un continuo ostacolo alle iniziative legislative che cercano di risolvere il grande problema della Spagna con il suo doloroso passato. Così la mummia del dittatore continuerà a riposare nel grande mausoleo a nord di Madrid per altri anni. Un pugno per i familiari delle vittime repubblicane lì sepolte, che nel frattempo iniziano a chiedere l’esumazione dei propri cari per toglierli da quel posto di «esaltazione del franchismo» che le associazioni per la memoria storica definiscono «la più grande fossa comune di Spagna».

NELLA STORICA GIORNATA di ieri, le dichiarazioni dei politici sono state tutte attente alle vicine elezioni politiche del 10 novembre. Le destre, il Pp e Ciudadanos, per un giorno hanno distolto l’attenzione dalla Catalogna e hanno accusato Sànchez di aver esumato Franco a fini elettorali, creando una cortina mediatica per distogliere l’attenzione degli spagnoli dai dati usciti ieri sulla disoccupazione (non buoni). In mattinata il leader del partito di estrema destra Vox, Santiago Abascal, ha detto invece che «il vero obiettivo non è esumare Franco ma delegittimare la Transizione, la Corona, rovesciare Felipe VI e distruggere la croce del Valle de los Caìdos», mentre pochi giorni fa aveva accusato il Psoe di «profanare tombe».