Un processo-farsa e condanne da 4 a 30 anni per 11 contadini. Un tribunale del Paraguay ha chiuso così il «massacro di Curuguaty», avvenuto il 15 giugno del 2012 nella zona di Marina Kue. Allora, un violento intervento delle forze speciali per sgomberare una settantina di senza-terra provocò la morte di 17 persone, 11 contadini e sei poliziotti. Nonostante denunce e testimonianze abbiano raccontato un’altra versione – assalto a freddo delle truppe ed esecuzioni sommarie -, è passato un racconto a senso unico: i poliziotti sono stati accolti a fucilate dai contadini armati di doppiette.

Un massacro a fini politici, che servì a chiudere con un «golpe istituzionale» la breve parentesi di centro-sinistra che, con l’elezione di Fernando Lugo, aveva interrotto lo strapotere del Partito Colorado, restato in carica per oltre sessant’anni. L’ex «vescovo dei poveri», eletto nel 2008 da un’alleanza composta da oltre una dozzina di partiti e movimenti (Alleanza Patriottica per il Cambiamento – Apc -), venne destituito dal Senato il 22 giugno del 2012 in meno di 24 ore: da una manovra di impeachment promossa dal suo vice Federico Franco (del Partito Liberal Radical Autentico, il secondo nel paese per numero di iscritti, di centro-destra).

Il peccato di Lugo? Aver pestato qualche callo ai latifondisti: a quell’1,6% che possiede l’80% dei 40 milioni di ettari su cui si estende il Paraguay. Terre che le grandi famiglie hanno ottenuto con la frode, con la violenza o col nepotismo, in un paese che ostenta uno dei più alti indici di concentrazione della terra in poche mani di tutta l’America latina: «tierras malhabidas», vengono per l’appunto definite. Si calcola che durante la feroce dittatura di Alfredo Stroessner (1954-1989), tra il 1960 e il 1989 il governo de facto abbia distribuito così circa 8 milioni di ettari, un terzo dei terreni coltivabili. Nella città di Curuguaty (240 km a nord-est della capitale Asuncion), l’accaparramento di terre ha lasciato senza sostentamento almeno 140 famiglie.

I 2.000 ettari di Marina Kue vennero consegnati alla famiglia dell’imprenditore Blas Riquelme – ex senatore del Partito Colorado -, proprietaria dell’impresa di soia Campos Morombi. I Riquelme hanno sostenuto di aver acquisito i terreni in modo legale. Per lo Stato, invece, i 2.000 ettari di Marina Kue gli furono donati dall’Industrial Paraguaya Sociedad Anonima (Lipsa), nel 1967. Da allora, e fino al ’99, la superficie venne usata dalle forze armate per le esercitazioni: tanto che, nella lingua guarani, Marina Kue significa «era della Marina». Nel 2004, un decreto dell’allora presidente Nicanor Duarte (2003-2008) concesse la proprietà all’Indert, l’Istituto nazionale per lo sviluppo rurale della terra, un organismo statale creato con l’intento di «adeguare la struttura agraria promuovendo l’accesso alla terra rurale e sanando e regolarizzandone il possesso».

Allora, un gruppo di famiglie contadine senza terra occupò Marina Kue, sperando di ottenerne la proprietà: sulla carta, in Paraguay il diritto alla terra è contemplato dalla costituzione del 1992. Riquelme, però, si rivolse a un giudice, che gli concesse il terreno in base all’«usocapione», per averlo cioè coltivato per 30 anni. Lo stato contestò la sentenza, mostrando come Marina Kue non era stato un terreno coltivabile ma di esercitazione e la controversia andò avanti insieme alle occupazioni. Tra il 2005 e il 2012, numerose famiglie di senza-terra si accamparono fuori e dentro i terreni, fino al fatidico 15 di giugno, quando la magistratura ordinò lo sgombero.

Dal 1990 al 2003, nel paese si erano registrati circa 900 conflitti per la terra e oltre 350 sgomberi. Quello avrebbe potuto essere uno di più, invece si produsse il massacro, di cui vennero ritenuti responsabili solo i contadini: nessun poliziotto venne mai indagato. Né servì la mobilitazione internazionale per i 46 giorni di sciopero della fame dei senza-terra detenuti. Una delle prime decisioni prese dal governo ad interim di Franco fu di sciogliere la commissione indipendente decisa da Lugo subito dopo il massacro. Alla lettura della sentenza, difensori e famigliari si sono barricati per protesta nel tribunale e le dimostrazioni si susseguono. Tra le detenute vi sono anche donne con figli piccoli. La Conamuri, l’Organizzazione di donne indigene e contadine ha diffuso un appello internazionale per denunciare l’eredità di Stroessner che persiste all’interno della magistratura.

Anche l’avvocato Martin Almada, che ha fatto scoprire l’archivio del Piano Condor gestito da Stroessner in Paraguay, ha alzato la voce contro il governo dell’imprenditore Horacio Cartes, eletto per il Partito Colorado nel 2013. Per il golpe istituzionale contro Lugo (che si ricandida per il 2018), il Paraguay venne sospeso dal Mercosur. Ma ora una mefitica alleanza fra imprenditori modello Fmi – Temer, in Brasile, Macri in Argentina e Cartes in Paraguay -, pur non essendo campioni di legalità e diritti umani cerca di ricambiare con la stessa moneta il Venezuela di Nicolas Maduro, impedendogli di assumere la presidenza pro-tempore dell’organismo regionale.