Un anno fa, il 15 luglio 2020, il lavoratore delle Nazioni unite Mario Paciolla perdeva la vita durante la Missione di verifica degli Accordi di pace in Colombia. Si trovava a San Vicente del Caguán, alle porte della foresta amazzonica, per contribuire all’implementazione dell’intesa firmata all’Avana nel 2016 dal governo colombiano e dall’organizzazione guerrigliera Farc-Ep. La Missione si occupa di monitorare il reintegro degli ex guerriglieri e l’applicazione del punto 3.4 degli Accordi, ovvero la garanzia di sicurezza per chi difende i diritti umani e la lotta contro le organizzazioni criminali.

MARIO PACIOLLA LAVORAVA da diversi anni in Colombia e ne conosceva sia la storia che il territorio. A testimonianza della sua competenza ci sono gli articoli che ha scritto sotto lo pseudonimo di Astolfo Bergman per diverse riviste di geopolitica. Il suo impegno nella costruzione del processo di pace è stato ricordato più volte da entrambi i lati dell’oceano: da chi lavora nella cooperazione e da chi fa ricerca in università, dagli ex guerriglieri e da chi lotta per i diritti umani e l’autodeterminazione delle comunità indigene e contadine.

Il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana Giuseppe Giulietti ha espresso in diverse occasioni la sua vicinanza alla famiglia il suo impegno nel continuare a fare luce sulla vicenda giudiziaria. Nella comunità dove Mario è nato e cresciuto, la provincia di Napoli, la solidarietà ha creato ponti tra i diversi municipi che hanno aderito alla campagna “Giustizia per Mario Paciolla”. Striscioni solidali sono stati esposti a Casoria, Crispano, Caivano, Mugnano, Frattamaggiore, Sant’Anastasia, Giugliano, Massa di Somma, Pollena Trocchia, Cardito e nello stesso comune di Napoli.

Intorno alla morte di Mario Paciolla sono sorte diverse polemiche e teorie contrastanti, alcune delle quali mettono in discussione la veridicità della versione fornita dalla polizia colombiana e dalle Nazioni unite, secondo le quali si è trattato di un suicidio.

LA FAMIGLIA PACIOLLA ha fin da subito messo in dubbio questa ipotesi, e la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta che è tutt’ora in corso tra la Colombia e l’Italia. Le informazioni degli esami autoptici non sono ancora pubbliche così come non si hanno informazioni su eventuali inchieste interne portate avanti dalle Nazioni unite. Ai dubbi generati dalla discrezione dell’Onu, che ha liquidato la vicenda con un minuto di silenzio dopo l’accaduto, si è aggiunta l’inchiesta giornalistica dell’attivista colombiana Claudia Duque, che ha parlato di diatribe interne alla Missione suggerendo un collegamento tra la morte di Mario Paciolla e uno scandalo militare che coinvolge l’ex ministro degli interni colombiano. Nemmeno rispetto a questo filone di indagine sono arrivati aggiornamenti o smentite, mentre sono state messe in luce le inconsistenze di tale ricostruzione.

Lo scorso 24 maggio, infine, durante l’audizione del Comitato per i diritti umani nel mondo sul tema Colombia, è stato chiesto di depositare un’interrogazione parlamentare per spingere il governo italiano a prendere posizione sul caso Paciolla e sulle violenze che si stanno perpetrando contro le persone che da mesi partecipano alle proteste in Colombia. L’ex deputata del Pd Giovanna Martelli ha chiesto inoltre un riesame del trattato di libero scambio tra Ue e Colombia alla luce delle violazioni dei diritti umani in corso nel paese latinoamericano.

DOPO12 MESI non è stata fatta ancora chiarezza sulle dinamiche della morte di Mario mentre la società civile guidata dalla tenacia della famiglia Paciolla e dell’associazione di amici solidali continua a chiedere prese di posizione alle istituzioni.

Questa sera, presso il convento di San Domenico Maggiore a Napoli, si terrà la commemorazione pubblica «Un anno senza Mario» durante la quale, scrivono gli organizzatori, «ricorderemo Mario e chiederemo insieme giustizia e verità».

Sabato 17 luglio, invece, in onore di Paciolla si terrà a Roma una manifestazione nazionale della rete Tejido Resiliente . La mobilitazione è stata lanciata dalla comunità colombiana in Italia, per chiedere la fine della violazioni dei diritti umani e delle violenze perpetrate contro la popolazione civile che dal 28 aprile manifesta in Colombia contro il governo di Iván Duque. «Faremo una fiaccolata che partirà da Milano per fare luce sui massacri e gli omicidi dei nostri leader sociali – spiega Cristina Battista (Tejido Resiliente) -, chiederemo pace e giustizia sociale in Colombia e anche verità e giustizia per la morte di Mario Paciolla, quel ragazzo che giocava a basket nei parchi abbandonati della Colombia, dove ha creato una rete di relazioni che sono diventate la sua famiglia allargata. Una famiglia che oggi lo ricorda con tanto amore e tanto dolore».