Oggi ripassiamo insieme i verbi. Mi dite tutto quello che abbiamo studiato e ricordate?

“I verbi sono una delle sette parti del discorso. Una delle più importanti. Anzi, la più importante”. “Be’, per me sono più importanti i nomi”. “Indicano le azioni”.

“Quando parliamo di verbi e facciamo l’analisi dei verbi, stiamo parlano di analisi grammaticale. Altrimenti sarebbe l’analisi logica, che io preferisco”. “Nell’analisi logica i verbi sono poi i predicati”. “Dipende, però, se è predicato verbale o nominale”. “Ci sono le tre declinazioni, a seconda di come finiscono all’infinito: are, ere o ire”. “Anche io preferisco l’analisi logica a quella grammaticale perché è più semplice, è più breve, si fa più in fretta a farla. Invece con quella grammaticale devi analizzare proprio tutte le parole”. “Per me i verbi sono divertenti perché poi facciamo la gara dei verbi e la mia squadra è molto forte”. “Senza i verbi non sta su la frase. Non ha senso. Per questo per me i verbi e i nomi sono le parti più importanti. Non esistono parole più importanti, per me”.

Ripassiamo insieme tutte le fasi dell’analisi dei verbi?

“E’ lunghissima!” “Prima bisogna mettere voce del verbo. Cioè, per esempio, mangiava, voce del verbo mangiare. Poi si mette la declinazione. Per esempio: mangiare, prima coniugazione”. “Però se è verbo essere o verbo avere, si scrive: declinazione propria”. “Be’, certo. Perché essere e avere sono i verbi più importanti del mondo. Cioè, sono verbi speciali”. “Dopo bisogna mettere il modo. Perché c’è il modo indicativo o congiuntivo, imperativo o… Insomma, sono un sacco!” “Per me il più difficile è l’imperativo”. “No, il congiuntivo”. “Anche il condizionale”. “I modi più facile sono participio, gerundio e… Insomma, i più brevi”.

“Participio. Non hai detto participio”. “Quelli si chiamano modi infiniti”. “Indefiniti”. “Indefiniti?” “Guarda che l’infinito è uno solo”. “No. Infinito presente o passato. Sono due”. “Ma io parlo dei modi indefiniti. Quelli che non hanno le persone”. “Ti sbagli”. “Vuoi che vediamo sul libro? Sulla pagina dei verbi?”

Andiamo avanti, ragazzi? Senza litigare per niente, per favore…. Sapete altro?

“Be’, poi ci sono i tempi. Possono essere semplici o composti. Semplici sono quelli che hanno una sola parola, una sola voce verbale. Composti, invece, due parole. Perché una delle due parole, poi, è il verbo essere o avere”. “Il presente è il tempo più facile perché ce ne è solo uno. Anche il futuro è abbastanza facile perché ce ne sono solo due. Invece il passato è un casino”. “E’ vero, ce ne sono moltissimi”. “Al modo indicativo ci sono tremila passati”. “No, meno”. “C’è l’imperfetto, il passato prossimo, il trapassato prossimo, il trapassato remoto, il passato remoto…. Non me li ricordo mai tutti”. “Per me il passato remoto è il più difficile di tutti”.

“Dipende dai verdi. Se sono regolari o no. Nei verbi regolari, il passato remoto è facilissimo. Invece in quelli irregolari è difficile”. “Per me tutti i passati sono difficili perché sono molti. Perché più ci sono passati, più è difficile capire quello giusto. Per questo il presente è più facile”. “Io non capisco perché dobbiamo studiare tanti passati quando poi, i passati, non si usano quasi mai. Cioè, se ne usano solo alcuni. Per me i passati sono una cosa vecchia!” “Per me è il modo congiuntivo, il più difficile. Sia presente, che futuro, che passato”. Invece l’indicativo è facile”. “Se li sai, tutti i verbi sono facili. Ma devi aver studiato molto. Se non li sai, invece, sono tutti difficili”. “Mia mamma dice che ci sono molti adulti, anche alla tv, che sbagliano a dire i verbi. Anche alla televisione”.

Quali sono i verbi più difficili?
“Per me il verbo più difficile della lingua italiana è cuocere. Al tempo passato remoto”. “Anche nuocere, che vuol dire che una cosa ti fa male”. “Per me sono difficili i passati remoti di tutti i verbi irregolari perché si usano pochissimo”. “Anche per me”.