Non ci stancheremo mai di ripetere che è assurdo e umanamente inaccettabile, assistere al ripetersi di tragedie – come quella accaduta nell’accampamento calabrese di Rosarno – che colpiscono i migranti nel nostro paese, dove una casa su quattro è vuota. Specie in Calabria dove il rapporto tra abitazioni non utilizzate e abitanti è il più alto d’Italia. Nel Belpaese infatti non dovrebbe esistere alcun disagio abitativo, né bisogno di case nuove. Recenti ricerche forniscono un dato di «oltre otto milioni e mezzo di case e appartamenti sottoutilizzati», pari a circa un quarto dell’intero patrimonio abitativo italiano, di cui quasi sette milioni effettivamente vuoti .

Questo enorme spreco economico e ambientale accentua i termini del degrado territoriale, dovuto a consumo di suolo, cementificazione irrazionale, dissesti, inquinamenti e abbandono. In questo quadro appare chiaro che non dovrebbe esistere fabbisogno abitativo inevaso: si parla di un’offerta potenziale pari a circa 10 volte la domanda, compresa quella da immigrazione.
I dati sono clamorosi: oggi il numero degli edifici presenti sul territorio nazionale è pari a circa 14,5 milioni per poco più di 31 milioni di appartamenti residenziali, di cui appunto circa un quarto vuoti.

Le Regioni meridionali esasperano il quadro nazionale: la Campania presenta circa 1 milione di edifici, di cui 65 mila vuoti e inutilizzati per una popolazione di 5.760 mila abitanti, la Sicilia 1.722 mila abitazioni e 132 mila vuote per circa 5 milioni di abitanti, la Calabria 1.250.000 alloggi (di cui 480 mila inutilizzati) per poco meno di 2 milioni di abitanti. Il dato nazionale relativo agli appartamenti vuoti – o scarsamente utilizzati – è a sua volta strabiliante: quasi un alloggio su quattro è vuoto, con una «punta» relativa ancora alla Calabria con una quota pari al 40%; seguono Sicilia e Sardegna con circa il 30% del patrimonio abitativo inutilizzato, ancora in Piemonte 1 alloggio su 4 è vuoto, in Veneto e Toscana il rapporto è di uno su cinque, seguono il Lazio con il 22% del patrimonio sfitto e la Lombardia con il 16%.

In Calabria dunque ci sono 480 mila appartamenti vuoti. Nell’area di Rosarno in cui è avvenuta tragedia, ovvero la Piana di Gioia Tauro, ce ne sono oltre 35 mila. Qualcuno obietta che la grandissima parte di tale patrimonio (oltre 85%) è privato, quindi indisponibile per il mercato sociale, sia da domanda «indigena» che da immigrati.
A parte l’urgenza di strumenti normativi e programmatici tali da permettere l’avvio di politiche abitative che muovano decisamente anche verso l’acquisizione e il riuso sociale di almeno una parte del patrimonio in questione, va detto che per quanto riguarda l’accoglienza diffusa dei migranti, l’acquisizione del patrimonio privato per usi sociali è già una realtà.

In alcune regioni, tra cui Toscana, Lazio, Lombardia, Emilia, si è infatti assunta da tempo tale disponibilità di abitazioni, puntando con decisione – per quanto riguarda i migranti – sull’accoglienza diffusa, attraverso protocolli speciali con i privati. In pochi anni si è arrivati ad accogliere quasi 30 mila persone. Sarebbe ora che anche nel Mezzogiorno e in Calabria si intraprendesse al più presto questa strada, come del reso sostiene lo stesso Osservatorio calabrese per il disagio abitativo, promosso dalle università locali, insieme ad associazioni e gruppi impegnati da tempo sul tema. Nella Piana di Gioia Tauro lo fanno purtroppo solo i comuni di Cinquefrondi e Palmi, per pochi migranti. Proprio in Calabria invece c’è forse il migliore esempio italiano di integrazione dei migranti, con il comune di Riace amministrato dal sindaco Mimmo Lucano sindaco . Un modello per l’intero Belpaese.