Una corte di appello federale ha respinto il ricorso di un cittadino che si appellava al quarto emendamento (segretezza della corrispondenza) contro lo spionaggio senza mandato del governo Usa venuto alla luce col programma Prism. La sentenza della corte è un bel colpo per le agenzie di intelligence ma suona alquanto bislacca: «Usando un cellulare l’utente è consapevole che il telefono si aggancia a una cella e quindi condivide per forza la propria localizzazione con la sua società di telecomunicazioni». Non si tratta dunque di dati privati ma di «dati commerciali», e dunque non protetti dalla Costituzione. Una corte del New Jersey invece ha stabilito l’opposto. È probabile che la decisione finale approderà alla Corte Suprema.

Cosa accadrà con i cellulari del futuro che includono anche le impronte digitali?