La decisione del giudice dà ragione ai lavoratori dell’azienda Sicuritalia, che nel 2016 hanno visto passare il loro stipendio da 1000 euro al mese a 600 netti; una cifra che, come hanno contestato nella vertenza al tribunale, va contro l’articolo 36 della Costituzione: “Con 600 euro non è in alcun modo possibile mantenere una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia”.

Sicuritalia offre servizi di sicurezza, vigilanza e pulizia nelle filiali di Intesa San Paolo. Quando subentra alla precedente azienda Revolution srl si adopera per cambiare i contratti e tagliare il costo del lavoro, utilizzando ogni possibile cavillo legislativo.

Da allora sono iniziati gli scioperi e le azioni legali, ma Sicuritalia si è sempre rifiutata di accogliere le richieste dei lavoratori ed “ha anzi cercato di allontanare i dipendenti che più si erano esposti nella protesta” sostiene il sindacato Adl Cobasche si è occupato di sostenere i dipendenti nella loro battaglia.

La controversia nasce da un gioco di parole: in sostanza l’azienda per dimezzare qualche stipendio aveva sostituito il precedente contratto, che riguardava la categoria “Multiservizi e Pulizie”, con un contratto che inquadrava i lavoratori nel settore del “Servizio Vigilanza”. La differenza è che il secondo, in seguito alla contrattazione accettata da CIGL e CISL, prevede dei salari decisamente più miseri.

La sentenza del Tribunale di Padova è inoltre una delle prime applicazioni di una normativa (L. 122/2016) entrata in vigore a seguito di una procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea (caso EU Pilot 7622/15/EMPL) nei confronti dell’Italia. A fronte di questa sollecitazione si è stabilito che in caso di cambio appalto non è permesso rivedere gli aspetti sostanziali del rapporto di lavoro. Proprio grazie alla modifica normativa, i dipendenti hanno vinto la causa: gli saranno garantite le condizioni contrattuali precedenti e l’azienda dovrà sborsare 5.300 euro per le spese legali sostenute.

“E’ una grande vittoria dei lavoratori – commenta Adl Cobas – è un ottimo segnale, perché a partire dal recepimento della Direttiva Europea, si dà una scossa ad un sistema che in Italia soprattutto nell’ambito delle cooperative, continua ad approfittare di normative fatte ad hoc per penalizzare e sottopagare i lavoratori.”