Filippo Sensi (Pd), fino all’ultimo sembrava impossibile: lei era in commissione ed ha riformulato l’emendamento poi approvato. Cosa è stato determinante per questa prima vittoria per Radio Radicale?

Quello di ieri è un primo passo, non una vittoria. Una boccata di ossigeno urgente e necessaria, ma che non mette al sicuro il patrimonio di informazione costituito da Radio Radicale. La mobilitazione di questi mesi è stata determinante, in parlamento, nell’opinione pubblica, con la raccolta di firme e gli strumenti più coerenti con la storia dei radicali, penso allo sciopero della fame di Roberto Giachetti, Maurizio Bolognetti e tanti militanti. C’è voluta tigna e intelligenza, stavolta è andata bene.

In parlamento ora c’è una maggioranza sensibile al tema, o sulla scelta della Lega pesa il braccio di ferro nella maggioranza?

Sicuramente la conflittualità interna alla maggioranza ha aperto degli spazi di azione. In questi giorni in Parlamento abbiamo vissuto discese ardite e risalite. Ma alla fine l’isolamento di M5S non è riuscito a far fallire il salvataggio condiviso da tutti, sottolineo tutti, i partiti.

Di Maio dice: ‘fieri di esserci opposti con ogni mezzo’. È vero? Perché questo accanimento?

Credo abbia a che vedere con l’insofferenza verso la mediazione, di qualsiasi tipo essa sia – giornalistica, sindacale, istituzionale – che è un tratto identitario di M5S. Gratta la lotta agli sprechi e trovi la tentazione del bavaglio. Che nei confronti della stampa si fa, purtroppo, coazione a ripetere.

Crimi rappresenta davvero le posizioni dei deputati M5S?

Non lo so, chissà se la graticola dei sottosegretari abbia giocato un ruolo nell’irragionevole puntiglio del sottosegretario nei confronti di Radio Radicale. I 5 stelle hanno messo a verbale la loro ostilità, anche se in commissione parevano vergognarsene un po’. Hanno avuto tempo per esprimere dubbi e dissensi. A parte pochissimi, gli altri si sono acconciati. Non una bella pagina per loro.

Le loro reazioni sono dure. La battaglia per le testate locali e in cooperativa sarà più difficile?

Ripeto: il nodo è strutturale. E riguarda l’atteggiamento verso la mediazione giornalistica. Con i tagli all’editoria, le minacce e gli insulti: un clima costruito con determinazione per rendere sempre più difficile il lavoro giornalistico in Italia, come ormai dicono dozzine di rapporti internazionali e di denunce. Che questa battaglia sia più difficile non fa altro che renderla più doverosa e urgente.

Quali saranno i prossimi passi?

Torneremo alla carica sui tagli ai fondi per i giornali in cooperativa e per le testate locali, sui quali la Lega dovrebbe essere molto più sensibile di quanto non sia stata fino adesso. La mobilitazione che ha portato a questo primo risultato per Radio Radicale riguarda molte altre realtà. Come il manifesto ad esempio: penso che la vostra campagna io rompo.it vada nella direzione giusta di creare consapevolezza e allarme verso questi tentativi di mettere a tacere la libertà di informazione e il pluralismo di cui si nutre la democrazia.