Roberto Speranza batte Giorgia Meloni e gli ex M5S. Tre le mozioni si sfiducia votate ieri dal Senato per rimuovere il ministro della Salute, tutte e tre bocciate. Con la maggioranza hanno votato anche Forza Italia e Lega (compreso il senatore Salvini sfidato da Giorgia ad avere «coraggio»), in evidente imbarazzo ma costrette dalla realpolitik a non fare altri sgarbi al premier Draghi. 221 i contrari, 29 i favorevoli e 3 astenuti per la mozione di Fratelli d’Italia, simili i numeri delle altre due mozioni.

SPERANZA NEL SUO DISCORSO ha fatto appello all’unità contro il virus. «In un grande Paese non si fa politica su un’epidemia, la politica non è un gioco d’azzardo sulla pelle dei cittadini», il motto del ministro. «Nessuno dovrebbe mai dimenticare che il nemico è il virus e che dovremmo essere più uniti che mai nel combatterlo, evitando di cadere nella tentazione di utilizzare la lotta alla pandemia per ragioni strumentali».

Invece, con «amarezza», Speranza vede «prevalere lo scontro politico, spesso anche alimentando un linguaggio di odio che non può mai essere accettato. Si afferma il tentativo di sfruttare l’angoscia degli italiani per miopi interessi di parte: è sbagliato, perché produce danni enormi non a me ma al Paese».

«Affronto questo dibattito e il voto finale con la consapevolezza di aver servito ogni giorno il mio Paese con disciplina- ha aggiunto Speranza-. Con impegno per difendere la salute degli italiani, il faro che mi guida in ogni scelta». E se l’Italia è arrivata impreparata al Covid, il motivo è che «per decenni è stata trascurata la sanità pubblica considerata come un costo».

IL MINISTRO HA RISPOSTO anche alla principale accusa contenuta nelle mozioni, l’assenza di un piano pandemico aggiornato a inizio 2020. «Le mozioni fanno riferimento a un lungo periodo in cui ci sono stati 7 governi, tutti i gruppi hanno sostenuto alcuni di questi governi, ed è troppo facile oggi far finta di non vedere. Ho fiducia nel lavoro della magistratura e credo che chiunque abbia avuto responsabilità debba essere pronto a rendere conto delle proprie azioni. Adesso il piano pandemico antifluenzale c’è, ed è stato realizzato nel mio mandato».

PER LA LEGA NON È STATA una giornata facile. «Lo dico a Fratelli d’Italia, questa mozione ha l’intenzione di mettere in difficoltà più Lega e FI che il ministro Speranza», ha detto in aula il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo. Che si è rivolto polemicamente a Speranza: «Alcune decisioni sembrano prese più per non darla vinta alla Lega che dettate da evidenze scientifiche. Come sui ristoranti o il coprifuoco: si può cercare una mediazione?». Romeo ha concluso: «Noi abbiamo fiducia in Draghi. Ma lei ci dimostri di ascoltare e cambiare».

LA LINEA È QUELLA DI SPINGERE- insieme a Italia Viva di Renzi- per una commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid. Le parole di Lega, Forza Italia e IV sono assai simili. «Il centrodestra di governo ritiene improduttivo il ricorso a mozioni di sfiducia individuali (che non hanno alcuna possibilità di successo) e propone fin da oggi una commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia da parte del ministero della Salute», recita una nota di leghisti e berlusconiani.

«Serve una commissione d’inchiesta», gridano all’unisono i renziani. Che, esattamente come i leghisti e Fratelli d’Italia, si sono già precipitati a presentare proposte di legge per istituire una commissione sul Covid (la Meloni alla Camera protesta contro Fico per la mancata calendarizzazione). IV, che era in maggioranza anche nel Conte 2, parla nel suo disegno di legge dell’esigenza di «fare luce su episodi controversi» e di «una gestione non sempre trasparente» delle «misure per far fronte alla diffusione dei contagi».

Il M5S, con Di Maio e Patuanelli, si schiera col ministro della Salute. «Tutte le forze politiche di maggioranza hanno espresso piena fiducia a Speranza. Fine del teatrino», dice Patuanelli.

IL PD FA QUADRATO. «Una mozione riprovevole», attacca Francesco Boccia. «Chi la sostiene, così come chi ammicca, non ha alcun senso delle istituzioni e dei limiti della misura della battaglia politica». Quanto alla commissione, la capogruppo dem Simona Malpezzi avverte: «Visti i dati, si dovrà partire dalla Regione Lombardia in cui si sono registrati le maggiori criticità e il più alto tasso di mortalità».