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«Non ho visto il coraggio di volare alto. La verità è che non è questa la riforma costituzionale che serve al Paese». La senatrice a vita Elena Cattaneo annuncia la propria astensione, «che so valere come voto contrario», con tre considerazioni: una «riguarda il contesto generale in cui si sono svolti i lavori. Di scarso ascolto e linguaggio inadatto a un momento tanto importante. Si è parlato di allucinazioni, di professoroni, con un sentimento di sufficienza verso accademici ed esperti politicamente impegnati. Il linguaggio deriva dal pensiero e gli illustri studiosi di storia politica presenti in quest’aula mi insegnano – prosegue la scienziata – che l’anti-intellettualismo è un indicatore di crisi culturale e civile per un sistema liberaldemocratico». Poi il metodo, «condizionato da strategie di governo e discipline di partito con cui si sono dettati contenuti, paletti e tempi decisi fuori da quest’aula. Non si può condurre un esperimento che presuppone libera condivisione democratica senza la disponibilità a esaminare davvero i risultati che l’esperimento è destinato a produrre». Infine, «gli interventi e i miei colloqui con colleghi dell’emiciclo mi fanno concludere che si tratta di un progetto pasticciato e frettoloso» che «non è in grado ora di indicare l’esito, l’equilibrio, la visione dell’assetto che stiamo costruendo».