Perché i rapporti tra le autorità ucraine e l’Aiea sono così tesi? L’Ucraina ha sul suo territorio quattro centrali nucleari in cui operano 15 reattori di fabbricazione russa di tipo VVER. Oltre a queste, dopo l’indipendenza del 1991, Kiev ha ereditato la gestione dell’intera area contaminata attorno a Chernobyl.

Ognuno di questi siti ha poi delle piscine in cui vengono stoccate per diversi anni le barre di combustibile nucleare esausto prima di essere inviate al riprocessamento in Russia. Altri due centri di ricerca utilizzano anch’essi fonti radioattive: l’Istituto di ricerca nucleare a Kiev, che ha un reattore da 10 MW, e l’Istituto di fisica e tecnologia di Kharkov, che gestisce assieme all’Oak Ridge and Idaho National Laboratory un reattore a sorgente di neutroni, l’NSI, con 37 barre di uranio. L’NSI è usato, oltre che per ricerca, anche per la produzione di isotopi in campo medico. Infine, la società statale Radon ha cinque depositi di scorie liquide e solide a bassa e media radioattività a Kiev, Odessa, Lviv, Dnipropetrovsk e Kharkiv. Come da convenzioni internazionali, tutte le strutture nucleari devono essere regolarmente ispezionate dall’Agenzia per l’energia atomica internazionale (IAEA) con sede a Vienna. La stessa agenzia ha una linea diretta permanente con le singole centrali e un suo hub raccoglie automaticamente dati sui livelli di radioattività, sulle condizioni operative dei reattori, sulla quantità di combustibile, nuovo ed esausto, presente in ogni sito. Telecamere monitorano 24 ore su 24 gli ambienti più delicati, come le zone di stoccaggio delle scorie radioattive o le aree di utilizzo e manipolazione delle barre di combustibile.

L’invasione russa in Ucraina ha per la prima volta posto delle strutture nucleari a diretto contatto con operazioni militari. Prima Chernobyl, poi Zaporizhzhia sono stati teatro di combattimenti che però non hanno interessato parti vitali degli impianti, segno che, come ha affermato lo stesso Zelensky in un’intervista rilasciata al giornale tedesco Die Zeit lo scorso 10 marzo: “La minaccia nucleare è un bluff; un conto è essere assassini, un altro è essere suicidi”.

Non tutti, in Ucraina però la pensano come il loro presidente. I vertici delle istituzioni atomiche ucraine hanno più volte denunciato la presunta volontà russa di innalzare il livello di conflitto innescando una spirale che coinvolgerebbe anche le centrali nucleari del Paese. Sono rivolti in questo senso i continui appelli lanciati da Petro Kotin, verso l’Aiea affinché imponga a Mosca di abbandonare i siti occupati dalle sue truppe e riconsegnarli alle autorità ucraine. “Il direttore dell’Aiea (…) ha fatto delle dichiarazioni affermando che la situazione nei siti di Zaporizhzhia e Chernobyl è sicura. Questo non è totalmente vero” ha detto Kotin in una recente intervista all’agenzia Interfax, accusando l’Aiea di essere sottomessa ai rappresentanti della Federazione russa: “La Russia è uno dei principali finanziatori dell’Aiea sin dalla sua nascita e (…) non ci aspettiamo che l’agenzia ci appoggi nelle nostre richieste”.

Rincara la dose Oleg Korikov, direttore del SNRIU, l’agenzia statale per la regolamentazione nucleare, che l’11 marzo scorso ha fatto chiaramente capire che l’Aiea è succube di Mosca: “Un centinaio di membri esecutivi dell’Aiea sono russi, come lo è lo stesso vicedirettore dell’agenzia. L’Ucraina ha chiesto di escludere i cittadini russi dai processi decisionali riguardanti le questioni ucraine e di non rivelare loro il contenuto dei documenti che noi spediamo regolarmente all’Aiea. Nessuna risposta e nessun passo sono stati fatti a questo riguardo.” L’accusa di Korikov trova consenso in molti ambienti scientifici ucraini dato che uno dei sei vicedirettori dell’Aiea, è Mikhail Chudakov, capo del Dipartimento di energia nucleare dell’agenzia internazionale ed egli stesso ex vicedirettore della Rosenergoatom, una sussidiaria dell’agenzia di stato russa per l’energia nucleare, la Rosatom.

Neppure la richiesta di Petro Kotin e del ministro dell’energia German Galushchenko, di creare una zona di trenta chilometri attorno alle centrali entro cui siano proibite le operazioni militari, è stata sino ad oggi accettata. Del resto, l’Aiea non avrebbe alcuna autorità in merito e potrebbe solo farsi carico di appoggiare la richiesta ucraina verso Mosca e verso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.

Ciò che più irrita Kiev, oltre alle numerose smentite alle dichiarazioni ucraine, è la supposta leggerezza con cui l’Agenzia atomica tratta il problema nucleare. Ai continui segnali di allarme, di pericolo di fughe radioattive, di sicurezza e recentemente anche notizie di preparazione di atti terroristici a Chernobyl da parte del governo di Mosca diffusi dal Ministero della difesa ucraino, l’Aiea ha sempre risposto con toni distensivi e rassicuranti. Pur non negando la possibilità remota di un incidente, ha sempre evitato di utilizzare i toni apocalittici abbracciati da Kiev.