Un anno fa la morte di Nelson Mandela riversava nella giovane democrazia della Repubblica sudafricana orde di capi di stato e semplici cittadini da ogni angolo del mondo ad inchinarsi al primo presidente nero (eletto in libere elezioni) divenuto per antonomasia l’icona stessa del Sudafrica libero (dopo tre secoli di dominazione bianca) e del sogno – soprattutto della sua materializzazione – di società libere da vincoli razziali e da disuguaglianza di ogni sorta.

Venerdì, tra il suono forte delle vuvuzelas, i rintocchi delle campane, i fumi degli incensi e i discorsi commemorativi di autorità e famigliari, il Sudafrica e il mondo tutto (basti pensare ai recenti misfatti di Ferguson) si è svegliato più orfano di quanto non lo fosse la notte del 5 dicembre 2013 alla scomparsa – all’età di 95 anni – del suo padre fondatore. Allora quella morte, ormai annunciata da mesi e mesi da una lunga malattia, scosse le paure mai del tutto sopite di scenari apocalittici all’insegna di nuove faide sociali tra cittadini di uno stesso Paese sì ma ancora “diversi”. Per accesso a diritti fondamentali e pari opportunità che seppur previsti dalla carta costituzionale de facto restano garantiti solo ad alcuni e negati ad altri, come quello dell’accesso all’istruzione e di un’equa distribuzione della ricchezza.

Quel sogno di liberazione a cui vent’anni fa Nelson Mandela con la sua elezione a capo di stato dava un avvio concreto, in vent’anni di governo della cosa pubblica da parte dell’African national congress (Anc) si è sgretolato nelle mani di funzionari e politici corrotti che non hanno saputo tradurre e valorizzare la convivenza parallela di gruppi sociali ed etnici differenti in una società multirazziale pienamente amalgamata pur nelle sue differenze, nell’alvo del percorso iniziato da Madiba.

La cui eredità politica e morale è rimasta infertile, insieme a quella degli altri padri fondatori di questo nuovo Sudafrica del post-apartheid vissuto all’ombra dell’idealizzazione di Mandela senza riuscire a fare un passo avanti sulla strada della riconciliazione e dell’uguaglianza sociale ed economica.

«Egli è con Walter Sisulu, Oliver Tambo, Lillian Ngoyi, Joe Slovo, Ruth First, Yusuf Dadoo, Ma Sisulu e di molti dei suoi fratelli e sorelle che hanno fatto parte del suo viaggio», ha dichiarato Graça Machel, la vedova di Mandela, che in mattinata ha deposto una corona ai piedi della statua di bronzo dell’ex presidente durante la cerimonia per l’anniversario presso l’Union Buildings a Pretoria.

Grande assente il presidente Jacob Zuma (in visita in Cina), mentre a officiare la cerimonia è stato il suo vice Cyril Ramaphosa.

A ricordare Mandela anche Desmond Tutu: «Ringraziamo Dio per lui, e per l’esempio che ci ha dato. Ci ha insegnato il valore dell’essere umano, di tutti gli esseri umani». Così come l’avvocato e caro amico di Mandela, George Bizos: «Credeva nel valore essenziale di ogni singola persona».

Un messaggio commemorativo è arrivato anche dal presidente Obama: «Un anno fa, il mondo ha perso un leader la cui lotta e sacrifici ci hanno ispirato per difendere i nostri principi fondamentali, il cui esempio ci ha ricordato il persistente bisogno di compassione, comprensione, e riconciliazione, e la cui visione ha visto la promessa di un mondo migliore».

Per F.W. de Klerk, ultimo presidente bianco del Sudafrica e Premio Nobel per la pace nel 1993 insieme a Mandela, «anche se Nelson Mandela non è più fisicamente con noi la sua eredità resta a guidarci mentre continuiamo il viaggio verso il terzo decennio della nostra nuova società».

Un viaggio che si preannuncia arduo e incerto. Se a febbraio scorso infatti, l’allora ministro delle finanze Pravin Gordhan prevedeva una crescita economica annuale pari al 2,7% per il 2014, ora il suo successore Nhlanhla Nene ha ammesso quanto si tratti di un traguardo irraggiungibile dopo mesi di scioperi che hanno colpito gli sforzi per ridurre il tasso di disoccupazione attualmente al 25%. Mentre secondo gli ultimi dati ufficiali il tasso di disoccupazione giovanile sarebbe superiore al 60%, con circa 3 milioni di cittadini di età compresa tra i 18 e i 24 anni che non riescono a trovare un posto di lavoro.